Il Tribunale della Famiglia, che entrerà in funzione a partire dal 1° marzo, è la prima fase di una rivoluzione che, salvo stravolgimenti, dovrebbe completarsi a giugno 2025, eliminando molti passaggi nelle cause di separazione e divorzio giudiziali e introducendo il rito unico in caso di abusi familiari sui minori e altri procedimenti civili relativi alla famiglia, come la sospensione della potestà genitoriale.
Le nuove procedure, relative solo alle separazioni, riguarderanno – come riporta il sito web tag24.it – tutti i processi instaurati dopo il 28 febbraio. Attualmente un procedimento di separazione giudiziale dura circa tre anni e mezzo. Ma si parla del primo grado: i tempi, da adesso, dovrebbero diventare più stretti.
Il governo, lo scorso 22 dicembre, con un emendamento alla legge di Bilancio, ha dunque deciso di anticipare l’applicazione del rito unico per separazioni e divorzi. Successivamente le modifiche si estenderanno anche gli altri giudizi civili che coinvolgono famiglia e minori e che fanno parte del disegno generale della riforma. Di fatto, però, le nuove norme sono state spalmate in varie fasi: da giugno entreranno in vigore quelle sulla mediazione assistita, mentre solo nel 2025 saranno esecutive le disposizioni relative ai minori e sarà operativa la nuova sezione del Tribunale della Famiglia.
Il primo step comprenderà l’eliminazione dell’udienza presidenziale. Tutti i procedimenti di separazione non cominceranno più con un’istanza che prevede altri passaggi e produzioni, ma saranno introdotti attraverso un ricorso nel quale le parti dovranno immediatamente presentare tutta la documentazione relativa al procedimento, eventuali prove a riguardo oltre alla produzione documentale relativa alla situazione economico-patrimoniale.
La legge prevede anche il deposito di un “piano genitoriale” che riguardi le attività quotidiane dei figli relative alla scuola e ad eventuali attività extrascolastiche, di frequentazioni dei parenti e un piano delle vacanze. Salta l’udienza presidenziale al termine della quale venivano stabiliti provvedimenti transitori, ma in caso di fallimento del tentativo di conciliazione, il giudice, tramite ordinanza motivata, potrà procedere a stabilire i provvedimenti temporanei ed urgenti nell’interesse delle parti e dei figli tenendo conto di tutte le circostanze e delle risultanze istruttorie acquisite. Sarà lo stesso giudice a nominare, a garanzia degli interessi dei minori, un curatore speciale.
L’intento del legislatore è dunque quello di semplificare il procedimento di separazione e divorzio rendendolo più snello e adatto a soddisfare le esigenze soprattutto dei figli, specie se minori di età. La preoccupazione degli addetti ai lavori riguarda in primo luogo l’organizzazione e la mancanza di investimenti, con le carenze in pianta organica sia di giudici e che del personale amministrativo. Le nuove norme, infatti, prevedono una drastica riduzione delle deleghe ai giudici onorari che nei tribunali per i Minorenni attualmente svolgono a tutti gli effetti il ruolo di giudice in parità con le toghe e compongono i collegi giudicanti. Per rendere concreta la riforma, in ragione del venir meno della componente onoraria, si rende dunque necessario un incremento dei giudici togati, con annesso incremento delle risorse organiche e strutturali all’interno dei tribunali.