Ambasciatore Cosimo Risi, l’Ucraina entrerà nella NATO e nell’UE?
Nella NATO è poco probabile. Per l’adesione all’Unione Europea c’è stata un’accelerazione. I negoziati di adesione prevedono un percorso che richiede tempi lunghi e l’unanimità dei Ventisette in tutte le fasi. A Trattato costante, l’Ucraina dovrà ragionevolmente aspettare qualche anno.
I problemi maggiori per gli equilibri occidentali arrivano dalla Cina, dalla Russia, dal “solito” Medio Oriente, dall’emergente Africa?
Per gli Usa il problema numero uno è la Cina, con la quale ha in corso una competizione economica e tecnologica, con momenti di tensione legati a Taiwan. Segue quello, attualissimo, della Russia.
Poi quello del Medio Oriente, che non può essere solo ascritto alla fondazione dello Stato d’Israele, ma trova alimento nelle disuguaglianze sociali e in certi regimi autocratici della Regione.
Il Golfo è di peculiare interesse per le risorse energetiche e finanziarie.
L’Africa presenta uno squilibrio tra l’imponente crescita demografica e il modesto sviluppo economico. Le ondate migratorie ne sono la conseguenza più vistosa.
E la “sonnacchiosa” India?
L’India ha una popolazione pari se non superiore alla Cina, i problemi interni la inducono ad un profilo basso. La condizione potrebbe non durare a lungo. Già ora, con un’abile dose di ambiguità, gioca un ruolo sulla scena internazionale: significativo è l’atteggiamento riguardo alla guerra, la respinge in linea di principio ma senza condannare apertamente l’aggressione.
Sulla reazione alla pandemia. Chi ha fatto bene e chi meno bene?
In ambito europeo, l’Italia ha reagito con tempestività, prima con le chiusure e poi con la campagna vaccinale di massa. Altri paesi hanno inizialmente sottovalutato il fenomeno, salvo ricredersi a fronte di numeri sempre più pesanti. Ricordiamo la dichiarazione del Premier britannico Boris Johnson sull’immunità di gregge da raggiungere lasciando sul campo, fatalmente, un certo numero di vittime.
A proposito dei Britannici: si stanno avvedendo dei costi di Brexit, ma hanno troppo orgoglio per recedere dal recesso.
Lodevole è stata la decisione della Commissione europea di centralizzare l’acquisto e la distribuzione dei vaccini. La politica sanitaria deve uscire dal limbo delle competenze condivise per entrare appieno fra le politiche europee.
E per finire con una nota personale. Quali doti deve avere un diplomatico?
La principale dote è proprio la diplomazia, intesa come l’attitudine a prestare attenzione agli argomenti dell’interlocutore. Obiettivo del diplomatico è arrivare a un’intesa per via di compromesso.
Quali margini di autonomia un Ambasciatore ha rispetto al suo Ministero degli Esteri?
La risposta si deve cercare nella prassi. Ai diplomatici italiani viene generalmente lasciato un certo margine di manovra, dentro parametri ben precisi. A volte la comunicazione tra Roma e le sedi estere è lenta.
E quale il rapporto con il mondo dei servizi segreti?
Quasi naturale, più o meno intenso in relazione all’importanza strategica della sede diplomatica.
La carriera diplomatica è invidiata per il suo sentore esotico. Quali inconvenienti presenta?
L’essere sempre in viaggio e in trasferimento, anche in Paesi scomodi. Le disgregazioni familiari sono percentualmente superiori alla media. L’esigua quota del bilancio statale conferita alla Farnesina ne pregiudica il funzionamento e rende difficile l’operare dei funzionari.
Quali opere letterarie hanno meglio descritto la vita diplomatica?
“Les Ambassades” di Roger Peyrefitte, bello ma datato, accese la mia fantasia. Di recente “Il Sarto di Panama” di John Le Carrè: il graffiante ritratto di una sede periferica del Regno Unito. Ambedue gli autori avevano prestato servizio diplomatico: Peyrefitte al Quai d’Orsay, Le Carrè al Foreign Office.
Il mio primo romanzo ha perciò augusti quanto inimitabili predecessori. Per le Edizioni Europa è appena uscito “Are You Going to Al-Quds? – Intrigo in Terra Santa”. Al-Quds, la Santa, è Gerusalemme per gli Arabi: la città al centro di tutto.
Seconda e ultima parte.
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