“Il gasolio sfonda quota 1,9 euro. Come temevamo, con l’avvicinarsi della data del 5 febbraio, ossia dell’embargo europeo ai prodotti raffinati provenienti dalla Russia, i prezzi hanno preso il volo. Ecco perché la decisione del governo Meloni di rialzare le accise e quindi i prezzi di 18,3 centesimi al litro è a dir poco irresponsabile”, ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori.
Una situazione pesante per le tasche dei consumatori, che non assistevano a rincari del genere dalla crisi finanziaria internazionale del 2008. I dati riportati da Dona sono quelli diffusi settimanalmente dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, secondo cui il prezzo al servito per diesel e benzina è rispettivamente di 2,007 euro al litro e 2,051 euro al litro, mentre al self service i prezzi oscillano tra 1,859 e 1,883 euro per la benzina e tra 1,904 e 1,926 euro per il diesel.
Non è certo che l’embargo abbia un effetto negativo diffuso e prolungato sul mercato europeo, ma questo dipende molto anche dalle politiche locali. Infatti l’Unione europea ha già dimezzato le importazioni di gasolio russo dal 50% precedente all’invasione al 27% odierno, aumentando nel frattempo le importazioni dagli Stati Uniti e da altri paesi così da differenziare le forniture.
Secondo le dichiarazioni rilasciate ad Associated Press da Kadri Simson, commissaria europea per l’energia, i mercati hanno già avuto il tempo di adattarsi dopo l’annuncio dell’embargo a giugno e gli stati si sono già premurati a riempire le proprie scorte di gasolio negli ultimi mesi. Inoltre, i prezzi potrebbero essere contenuti ulteriormente qualora i paesi del G7 si accordassero finalmente nell’imporre un tetto al prezzo del gasolio russo, come già fatto per il petrolio.
Infine, in base a quanto detto ad Associated Press da Hedi Grati, responsabile della ricerca su combustibili e raffinazione di S&P global commodity insights, anche l’ampliamento della capacità di raffinazione di Kuwait, Arabia Saudita e Oman, potrebbe “alleviare ulteriormente qualsiasi impennata di prezzi derivante dal divorzio con la Russia”.