Oltre una dozzina di cani adulti di taglia grande, più cuccioli, vivono in uno stato di semi-randagismo, sfamati da persone compassionevoli che si recano sul posto portando, ogni volta che possono, cibo sui quali questi animali disperati si fiondano. Cani devastati dai parassiti, molti visibilmente malati, si riproducono sul territorio senza controllo e, pur non essendo aggressivi, unendosi in branco rappresentano un pericolo per gli automobilisti, in quanto ritrovati spesso addormentati, anche di notte, in mezzo alla carreggiata.
Non si tratta, però, di randagi: quelli stanziali sul territorio, regolarmente nutriti dai volontari, censiti in anagrafe canina e già sterilizzati, sono conosciuti e monitorati e, sebbene liberi, hanno cure e ripari per la notte. Questi, invece, sono i cani semi-padronali di persone che sembrano essere intoccabili, più o meno note, che svolgono attività di pastorizia. Anche quella, “più o meno” ufficialmente. Cani non microchippati per non incorrere in sanzioni in caso di (improbabili) controlli, ma che, all’occorrenza, diventano, in questa cultura dell’illegalità, di proprietà: “lasciateli stare, sono i nostri, ci servono per le pecore“.
Una situazione che dovrebbe farci vergognare tutti, cittadini ed istituzioni, e già segnalata negli anni precedenti, ma le cui denunce hanno portato a blandi interventi che di fatto non hanno poi risolto nulla. Attualmente, oltre ad una dozzina di cani adulti di taglia grande, con femmine in allattamento affette da mastiti, vi sono cuccioli che vivono all’addiaccio, alcuni di loro già palesemente ammalati e che, se sopravviveranno, andranno ad incrementare questo esercito di affamati. Diversi adulti si sono già accoppiati e nelle prossime settimane, se non si adotteranno interventi per impedirlo, assisteremo alla nascita di nuovi infelici.
C’è rabbia e frustrazione nel trovarsi inermi spettatori in un territorio in cui questa mentalità ancora gretta in tema di benessere animale la fa da padrona. I volontari sono ormai al collasso, dovendosi sostituire agli organi preposti anziché affiancandoli come sarebbe richiesto in un Paese civile, dovendo troppe volte scegliere tra seguire le vie ufficiali, con cui quasi mai si ottiene un risultato, o agire nell’interesse degli animali, ma deresponsabilizzando così le istituzioni, già tanto manchevoli.
Si richiede, agli organi preposti, una capillare attività di controllo, affinché vengano fatte rispettare le leggi nazionali e regionali, che coincidono con l’attuazione delle soluzioni universalmente ritenute le più economiche e rispettose del benessere animale: microchippatura e sterilizzazioni a tappeto di tutti i cani, da quelli vaganti ai semi-padronali di aziende agricole, allevatori di bestiame e contesti simili. Queste sono le uniche armi realmente efficaci che abbiamo contro la piaga del randagismo.