La motivazione la riporta oggi Il Messaggero: in sintesi, entrambi i componenti della ex coppia, salvo impedimenti, devono cercare di rendersi autonomi. Ovvero non devono violare i «doveri post-coniugali», che prevedono i principi di «autodeterminazione e auto-responsabilità». Una decisione che segue quella dello scorso 18 gennaio su una coppia di Velletri, in cui i giudici avevano deciso che l’assegno poteva essere revocato all’ex coniuge che faceva «spese voluttuarie» senza provare neanche a cercare un lavoro.
Il caso che ha motivato la sentenza ruota attorno a un’ex coppia di Ancona, con un assegno divorzile inizialmente stabilito per 48mila euro annui, del quale l’ex marito aveva chiesto una revoca. Alla donna veniva infatti contestata non solo una nuova relazione stabile, ma anche il rifiuto di una proposta lavorativa seria, che prevedeva un reddito da 32mila euro annui, oltre che di una polizza assicurativa a suo nome per ottenere una pensione integrativa.
La prima circostanza, ovvero quella di una relazione stabile, non sarebbe stata adeguatamente dimostrata secondo i giudici d’appello. Il secondo punto invece ha assunto rilevanza, dal momento che l’accordo di divorzio prevedeva la possibilità di ricalcolare l’importo dell’assegno di mantenimento, nel momento in cui la donna avesse trovato un impiego part-time con uno stipendio mensile superiore ai mille euro. E dunque l’offerta lavorativa era stata considerata «strumentale» a ottenere una riduzione, oppure la revoca, dell’assegno.
Gli Ermellini dato ragione all’ex marito, annullando la sentenza di secondo grado e disponendo un processo d’appello bis. Non per quanto riguarda la nuova relazione della donna, in base alla quale secondo i giudici la revoca non può scattare automaticamente. Il motivo di ricorso che riguarda il rifiuto dell’offerta lavorativa ricevuta dalla donna, insieme alla polizza assicurativa, è stato invece ritenuto «fondato», considerate la serietà dell’offerta e la congruità dell’impiego rispetto alla formazione della donna.
Una nuova modifica ai principi che regolano gli assegni di divorzio, che interviene a poca distanza dall’altra recente sentenza secondo cui l’assegno di mantenimento dopo il divorzio può essere revocato a chi effettua «spese voluttuarie». Oppure a chi invece di lavorare si dedica allo svago, fa acquisti non necessari, passa le giornate in palestra invece di cercarsi un’occupazione.
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