L’aumento riguarderà non solo gli importi (a partire da quello base di 175 euro mensili) ma anche le soglie Isee in base alle quali il beneficio viene corrisposto e proporzionato
A fine anno, inoltre, un comunicato dell’Inps aveva annunciato per il 2023 l’aumento del 50% della maggiorazione forfettaria per i nuclei con almeno 4 figli, del 50% dell’assegno per i nuclei familiari numerosi, con tre o più figli a carico, limitatamente ai figli di età compresa tra uno e tre anni per i quali l’importo spettante per ogni figlio aumenta del 50% (in caso di livelli di Isee fino a 40.000 euro)
Al momento, l’assegno base è di 175 euro al mese, riconosciuto ai nuclei con Isee non superiore a 15mila euro. Al di sopra di questo valore, l’importo diminuisce di 0,5 al crescere di 100 euro del valore dell’indicatore
Il valore minimo è pari a 50 euro per ciascun figlio minore, in assenza di Isee o con Isee pari o superiore a 40mila euro
Con la rivalutazione si avrà perciò diritto – ha fatto i conti Il Messaggero – a poco più di 189 euro fino a 16.215 euro di Isee, mentre il tetto massimo salirà a 43.240 euro, con un Auu di circa 54 euro
Questo meccanismo però garantirà in molti casi un adeguamento superiore all’8,1%: l’Isee è infatti calcolato rispetto alla situazione di due anni prima ed è improbabile che tra 2020 e 2021 sia salito allo stesso ritmo dell’inflazione 2022
Per le prossime settimane si prevede anche un’altra novità in merito alla ricezione del beneficio. A partire da marzo 2023, infatti, si segnala uno stop alle domande di rinnovo. L’Inps liquiderà d’ufficio la prestazione a chi ha già beneficiato dell’assegno. Perché il rinnovo sia automatico, la domanda presentata non deve essere stata respinta, revocata o deceduta