L’istituto ha ipotizzato che finora questa misura abbia interessato solo il 3,1% del totale degli immobili ad uso abitativo, ricordando che in Italia sono presenti quasi 12,2 milioni di edifici residenziali
In sostanza, avendo dato la possibilità ai proprietari di riqualificare queste unità abitative con la detrazione fiscale del 110%, lo Stato si è addossato un costo pari a 71,7 miliardi di euro per migliorare l’efficienza energetica di una quota ridottissima di edifici presenti nel Paese
A livello regionale è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al Superbonus 110% in relazione agli edifici residenziali esistenti, con 46.447 asseverazioni, e un’incidenza del 4,4%; seguono la Toscana con il 4%, la Lombardia al 3,9%
Le regioni meno coinvolte, invece, sono Calabria, Valle d’Aosta e Liguria, tutte con un’incidenza del 2%, insieme alla Sicilia che chiude la graduatoria con l’1,7%. L’importo medio delle detrazioni a fine lavori previsto è pari a 192.756 euro per edificio. I picchi massimi sono in Campania (247.337 euro), Basilicata (254.090 euro) e Valle d’Aosta (267.698 euro). Chiudono la graduatoria Friuli Venezia Giulia (152.056 euro), Toscana (151.206) e Veneto (150.906 euro)
Secondo la Cgia, il Superbonus “non va bocciato perché ha sicuramente contribuito a incentivare la ripresa economica di un settore, come quello dell’edilizia, che nel nostro Paese ha un peso specifico importante”. Tuttavia, osserva l’associazione, “questa misura ha provocato un costo in capo alla fiscalità generale spaventoso e non proporzionale al numero di edifici che sono stati efficientati”
Ora, dopo la cancellazione degli sconti in fattura e delle cessioni del credito, il proprietario di un immobile residenziale potrà beneficiare della detrazione del 90% (e non più del 110), compensando lo sconto solo in sede di dichiarazione dei redditi. Secondo la Cgia è evidente “che l’appetibilità dello strumento è destinata a scemare”
Tuttavia, “la cosa più preoccupante è che con il decreto del governo approvato l’altro ieri non è stata trovata una soluzione per le tante aziende e famiglie che sono in possesso di una massa di crediti fiscali importanti e non più esigibili”, dice la Cgia. “Una situazione che nel giro di qualche mese rischia di far fallire molte aziende del settore delle costruzioni”
La Cgia ricorda che “questo meccanismo, che consentiva di detrarre fiscalmente molto più di quanto un proprietario era chiamato a spendere per ristrutturare un edificio, ha innescato una bolla inflattiva preoccupante, alimentata anche dal forte aumento dei prezzi registrato nel 2022 da tutte le materie prime”
“A fronte di un boom della domanda che, tra l’altro, per legge doveva essere soddisfatta entro un determinato periodo di tempo, il Superbonus ha contribuito a far schizzare verso l’alto i prezzi di moltissimi materiali (ferro, acciaio, legno, sabbia, laterizi, bitume, cemento) e altri per molto tempo sono praticamente scomparsi dal mercato (lana di roccia, polistirene, ponteggi, etc.)”, conclude la Cgia
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