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Smart working, in Italia non fa breccia (di Tony Ardito)

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Secondo uno studio dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp), in Italia solo il 14,9% degli occupati opera a distanza, con un potenziale pari a circa il 40%.

La tendenza allo smart working ha ricevuto un forte impulso nel 2020, quando la quota di telelavoratori è passata, rispetto al 2019, dal 4,8% al 13,7%, ma rimane minoritaria.

Il potenziale bacino dello smart working riguarda anzitutto i laureati, i dipendenti delle grandi imprese, gli occupati nei servizi e i dipendenti pubblici. Incidenze leggermente superiori alla media si rilevano fra le donne, i residenti nel Nord Ovest e nel Centro e le persone con diploma. Le imprese fino a 5 dipendenti sostengono che l’84% dei lavoratori svolge mansioni che non possono essere eseguite a distanza.

Il nostro Paese nel 2019 aveva percentuali al di sotto della media europea, con la pandemia ha raddoppiato tali valori, ma nel 2021 il fenomeno ha registrato una brusca frenata. Nella percezione di vantaggi e svantaggi del telelavoro c’è una differenza di genere, con gli uomini che apprezzano la maggior autonomia, e le donne che mostrano preoccupazione per prospettive di carriera, diritti e tutele sindacali.

Pur se con diffusione ed intensità differenti, l’esperienza vissuta da milioni di lavoratori continuerà probabilmente a far parte del mondo del lavoro. In futuro, a livello micro, le ricadute riguarderanno la vita degli individui che hanno migliorato i livelli di work-life balance. Al contempo, tuttavia, lo smart working può esporre al rischio di isolamento e alla riduzione delle relazioni lavorative e sociali.

Le imprese hanno iniziato a ripensare i processi lavorativi e, in alcuni casi, modificato gli ambienti di lavoro, investendo in tecnologie digitali avanzate. Sarebbe importante implementare misure a supporto delle imprese meno agili prevedendo, ad esempio, oltre ad agevolazioni fiscali e contributi a fondo perduto, specifici programmi di networking, consulenza, formazione, knowledge management e assistenza tecnica.

A livello macro, il telelavoro può avere importanti ricadute: maggiore diffusione della digitalizzazione nei servizi pubblici, minor impatto ambientale, riqualificazione delle aree periferiche, sviluppo di spazi di coworking, ripopolamento delle Aree Interne.

di Tony Ardito

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