L’accusa al ministro
La vicenda è sempre quella che si trascina da mesi: i 5,6 miliardi del fondo per lo Sviluppo e la Coesione destinati alla Campania che — ha denunciato il presidente della giunta — restano bloccati, con il rischio di essere dirottati altrove. Per questo anche ieri De Luca è tornato ad attaccare a testa bassa il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione ed il Pnrr Raffaele Fitto, definendolo il «ministro del tradimento del Sud».
«Vi sono 30 miliardi di euro destinati al Mezzogiorno — ha spiegato — che da 6 o 8 mesi non vengono ripartiti. Manca la riunione del Cipes, che non è la sigla di un antibiotico, ma è il comitato interministeriale per le pippe varie. Barocco, retorica a tempo perso. Questo Governo si contrassegna per aver cambiato tutte le sigle. La Campania dovrebbe ricevere 5,6 miliardi di euro. Soldi destinati ai cittadini, alle imprese, alle opere pubbliche, alle manutenzioni stradali che non vengono coperte dal Pnrr. Ora — ha proseguito il presidente della Regione — stanno cercando di fregarsi i soldi della programmazione complementare che faceva parte dell’accordo con la Ue. Meno male che la commissaria europea per le Politiche regionali, Elisa Ferreira, c’è a Bruxelles: ha mandato a quel paese, da come si legge dai giornali, il ministro Fitto che voleva “rapinare” le Regioni dei fondi europei destinati alla coesione territoriale, cioè esattamente al recupero del divario tra i diversi territori».
La rabbia da sbollire
De Luca ha da sbollire la rabbia del risultato delle primarie del Pd, avendo investito tutto sul candidato perdente Stefano Bonaccini. Ha necessità di alimentare la tensione con il Governo nazionale, dato che le condizioni della sanità pubblica campana rischiano di peggiorare pericolosamente — addirittura con la riduzione dei servizi della emergenza-urgenza — per mancanza di personale. E i dati macroeconomici, così come quelli occupazionali, abbinati ai rincari degli alimentari, minacciano di far saltare la pentola a pressione del disagio sociale. Pertanto, non gli resta che spostare l’attenzione e la tensione altrove, sui livelli istituzionali nazionali. Con la involontaria complicità del centrodestra che sull’autonomia, anche da Sud, si è schierato a favore.