Ai listini attuali e ipotizzando 2,5 pieni al mese ad automobile, i rifornimenti costeranno circa 2.784 euro annui, contro i 2.622 euro spesi in media nel 2013 (+6,2%). Per pezzi di ricambio, pneumatici e lubrificanti si spendono oggi 275 euro (il 21,2% in più rispetto a 10 anni fa), mentre per manutenzione ordinaria e interventi di riparazione la spesa sale dai 337 euro del 2013 agli attuali 448,5 euro (+33%).
Anche su questo comparto hanno gravato molto la crisi delle materie prime e il caro-energia portando tra il 2021 e il 2023 a un sensibile aumento dei costi dei pezzi di ricambio, vernici, strumentazione tecnica, e spese energetiche in capo alle officine.
Per quel che poi afferisce all’Rc auto: se il costo medio delle polizze ha registrato una costante diminuzione nel corso degli anni (la tariffa media ammontava secondo i dati Ivass a 533 euro nel 2013), oggi i prezzi delle assicurazioni hanno invertito la rotta, e in base a recenti indagini di siti specializzati segnano nel 2023 un incremento di circa il +6% rispetto allo scorso anno, col prezzo medio che dovrebbe attestarsi sui 385 euro a polizza.
Per Federcarrozzieri, se si considera il totale di 32,5 milioni di autovetture assicurate in Italia i rincari dell’Rc auto rischiano di determinare nel 2023 una stangata sulle tasche degli italiani pari a +747,5 milioni di euro sul 2022.
In ragione di ciò, la sigla di categoria ha rivolto un appello al presidente Meloni, affinché il governo intervenga sull’abuso di posizione dominante delle compagnie di assicurazioni che limitano la concorrenza e danneggiano i consumatori, obbligando i propri assicurati ad eseguire le riparazioni in caso di sinistri presso officine indicate dalle stesse imprese assicuratrici. Cosa ritenuta una palese violazione di tutte le normative nazionali e comunitarie che non solo danneggia la concorrenza, ma porta ad interventi di riparazione sempre più superficiali e a basso costo, con pericolose ripercussioni anche sul fronte della sicurezza stradale.