Una difficoltà di reclutamento che ha del paradossale: da un lato si prevede un ulteriore aumento dei flussi di turisti (dall’Italia e dall’estero) con conseguente aumento di pernottamenti e pasti d servire; dall’altro le imprese del settore continuano a registrare carenza di addetti: basti pensare che per Pasqua e i ponti primaverili si stimano 50mila posizioni vacanti nelle imprese turistiche.
La difficoltà di reperire personale ha assunto un contorno ormai strutturale, che si manifesta regolarmente già dagli anni pre-pandemia, ma che sta diventando sempre più grave con la ripartenza del comparto. Oltretutto le imprese segnalano che nel 34% dei casi, non si tratta di preparazione inadeguata a riscoprire determinati ruoli, sempre più spesso, per mancanza di candidati. Una percentuale che sale addirittura al 52% nella ristorazione, mentre scende al 26,7% nelle altre imprese del turismo.
Sul mercato resta infatti impossibile, attualmente, mettere sotto contratto 18mila camerieri semplici, 11mila facchini e 6mila lavapiatti. E poi 4.000 addetti alle pulizie e 1000 magazzinieri, 2.500 contabili, 2.000 baristi, 1.500 informatici e assistenti reception e 1.000 cuochi. Oltre a 3.000 bagnini. Di questi, in Campania sono circa 16mila i lavoratori che mancano alla chiama ed il numero delle imprese campane che faticano a reperire personale nel settore è superiore alla media nazionale, che si attesta sul 52%.
Va comunque rilevato che nella nostra regione, nel 76% dei casi si tratta di lavori a tempo determinato. Ed è proprio questa una delle motivazioni della riluttanza di tanti giovani ad avanzare la loro candidatura.
Certo è che l’avvio della stagione turistica è vicino e la richiesta di professionisti del settore diventerà sempre più pressante. Nel 17% dei casi, secondo Unioncamere, le aziende si rivolgeranno alla manodopera straniera.
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