Questi pazienti infatti, erano negativi al Covid durante la visita, ma lo hanno sviluppato successivamente, dopo riscontro molecolare o antigenico a distanza di 48 ore, con sintomi neurologici che hanno preceduto la positività dell’infezione, e con danni causati appunto da una sfalzata tempistica. L’ importante ricerca, palesa quindi, per la prima volta al mondo, e relativamente all’idrocefalo normoteso, che la comparsa del virus anticipa la diagnosi stessa, e circoscrivendo i limiti di azione, si evidenziano ripercussioni sull’inizio delle cure e sulle terapie.
Il Covid in questo caso, dimostra di avere una propria patogenicità, soprattutto a livello polmonare e respiratorio ma è considerato anche un’ acceleratore di altre patologie come l’idrocefalo normoteso, alla luce di questa e di altre scoperte.
“La nostra è un’ osservazione che si basa su pochi casi – dichiara il dottore Torelli – ma è soprattutto uno stimolo per la comunità scientifica che ci rende disponili alla compartecipazione e alla promozione di altre ricerche e a lavori di squadra, consentendo studi che permettano ulteriori progressi, affinché si chiariscano meglio i meccanismi alla base di idrocefalo e Covid”.
“È necessario – aggiunge Torelli – individuare le conseguenze a lungo termine del Covid, ed essere in condizione di usufruire di metodiche diagnostiche più sensibili, per rilevare le infezioni sin dalla loro reale insorgenza, e scongiurare quindi la possibilità che il Covid possa essere un’ acceleratore di altre patologie. Il malato è sempre il miglior alleato nella lotta alla malattia, conclude, e questa scoperta scientifica è dedicata alle numerose vittime del covid e ai colleghi medici che si sono immolati durante i periodi più critici che abbiamo attraversato”.
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