“Tentacoli di vite rubate,
sotto la carena di barconi,
spinti dal vento di un sogno.
Zattere governate da mani assassine,
tra onde che scuotono
il coraggio degli uomini,
tra spruzzi di infelicità
negli occhi smarriti di bimbi,
tra pianti soffocati di madri,
tra lamenti di suoni antichi
nostalgie di un sud lontano.
Destini conosciuti
nel dormiveglia della coscienza
che come brina gelata
copre la pietà,
per attardarsi a sopravvivere
nel quotidiano egoismo”.
Senza alcun tentativo di “autocelebrazione” (sentimenti che affido – con un qualche tratto di invidia per la spregiudicatezza – ai tanti miei colleghi, che dopo aver ottenuto importanti incarichi dal PD & C., ora possano armi e bagagli nel Destra-centro, per ottenere altrettante prebende), ho ricordato questi miei sentimenti per rappresentare un elemento che mi pare unire gli italiani. Le tragedie, come quella di Cutro, non possono che provocare sgomento e porre alle coscienze due domande: “Cosa possiamo fare noi di fronte a questa tragedia? Cosa può fare lo Stato?”.
La risposta alla prima domanda è semplice e quasi unanimemente condivisa: tutti dobbiamo rispondere ad un dovere di solidarietà nei confronti di intere popolazioni che fuggono da guerre e da dittature inumane. La sfera delle intenzioni e delle tendenze solidaristiche individuali occupano, però, un’area diversa dalla “hegeliana” opzione dello Stato, il quale ha l’obbligo storico di proteggere le frontiere (quelle europee) alle quali l’Italia da sola è stata “delegata” per la sua configurazione geografica; ha il dovere di perseguire i reati commessi dagli scafisti che si arricchiscono sul traffico di essere umani; ha il dovere di assistere e dare protezione ai migranti che fuggono dalle guerre (in questo l’Italia ha manifestato la sua solidarietà nei confronti delle popolazioni dell’Ucraina, dell’Afghanistan e della Siria); ha l’interesse ad incrementare politiche di sviluppo e di sostegno degli Stati da cui proviene il flusso maggiore dei cosiddetti migranti economici; ha l’obbligo di distinguere tra migranti economici e migranti per esigenze umanitarie, e rispetto ai primi deve perseguire l’interesse primario della Nazione a non essere “invasa” da centinaia di migliaia di migranti, per i quali non vi è alcuna possibilità di lavoro, a fronte del quale aver diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità delle prestazioni (utilizzo le espressioni dell’art. 36 della Costituzione); ha il dovere di assicurare l’ordine e la sicurezza nazionale evitando che questi immigrati siano assoldati dalla criminalità organizzata e, soprattutto per quanto riguarda le giovani donne, impedire che queste siano oggetto di sfruttamento nelle trame della prostituzione; ha il dovere di impedire lo sviluppo di mafie organizzate (come quella nigeriana, tunisina o dell’est asiatico); ha l’obbligo di predisporre sistemi di assistenza che, però, non possono che restare proporzionati a flussi migratori controllati e regolari.
Mi pare che, sia pure in parte, il recente Decreto legge assunto dal Governo nel corso della seduta straordinaria a Cutro, segua questa direzione. Un po’ meno, e per questo esprimo qualche fondata criticità, per quanto riguarda la proposta della Lega di ripristinare i cc.dd. Decreti Salvini, calendarizzati alla Camera, rispetto alla cui calendarizzazione, che costituisce, in certo senso, un atto dovuto dalla Commissione parlamentare in tema di programmazione dei lavori della Camera, mi pare un tanto infantile la posizione assunta dalle opposizioni, le quali dovrebbero conoscere i regolamenti parlamentari, di “abbandonare la seduta”.
A fronte di queste emergenze, il PD, nella nuova configurazione pan-populista assunta dalla Schlein, e i 5Stelle hanno assunto posizioni affette da un evidente tratto propagandistico: a parte le accuse (che mi paiono infondate) nei confronti di esponenti del Governo (cui sono seguite le solite ed inutili litanie delle dimissioni) e il generico richiama all’obbligo – condiviso da tutti – di salvare in mare vite umane, non ho letto una sola proposta sul contenuto delle politiche da perseguire.
Si tratta della dimostrazione plastica della “nullità” propositiva che ormai caratterizza l’opposizione in questo momento storico, e che, nelle sue stesse caratteristiche, resta particolarmente dannosa per il Paese. Sarebbe interessante conoscere quali effettive soluzioni il nuovo PD (non menziono nemmeno l’inconsistenza teorica-propositiva dei 5Stelle) intende dare agli “obblighi o doveri” dello Stato, che ho innanzi sinteticamente ricordato.
Mi pare questo il dato politico fondamentale di una vera forza di opposizione, e non quello di sollevare strumentalmente polemiche inutili e, a volte, senza senso; con la conseguenza che se si continua su questa strada il Governo Meloni, che sta interpretando le spinte del “paese reale” e non quelle dei salotti televisivi radical-chic (ad esempio, quelle assunte da “La7”, ormai “megafono” delle opposizioni), possa dormire sonni tranquilli.
Giuseppe Fauceglia
Definire l’opposizione “dannosa” non mi pare molto democratico, sinceramente.
Se il professore pensa che l’opposizione dovrebbe essere diversa, dovrebbe dire come dovrebbe essere (e anche perché).
Se il professore pensa che l’opposizione dovrebbe dire qualcosa di diverso, dovrebbe dire cosa dovrebbe dire.
Ma in fondo, quello mi chiedo è: cosa importa al professore di cosa dice o pensa l’opposizione? Lo capirei se fosse un uomo di centrosinistra che intende fare una critica costruttiva. Ma, al di là di quella che è l’attuale composizione della maggioranza, da vari interventi che ho letto mi pare che ci troviamo davanti ad una rispettabilissima persona (come prima cosa) che ha idee non troppo diverse da quelle che si trovano in una parte della maggioranza.
Non sarebbe più utile attaccare la (vastissima ed elettoralmente gigantesca) maggioranza, invece di fare le pulci alle presunte intenzioni del PD?
Gentile articolista, per avere delle prebende si devono comunque dimostrare competenze tecniche e visione politica. Non le danno agli ultimi arrivati, secondo me, devi essere abile.
Poesia bellissima, ma sono basito dal fatto che anche una persona colta come Lei sia rimasta vittima della fintissima contrapposizione tra riformisti e massimalisti. Forse legge cattiva stampa o ha poca dimestichezza con le vicende politiche (presumo sia un tecnico apolitico che si interessa di politica a livelli amatoriali)
Lo dico con simpatia e rispetto, forse è meglio come poeta. 🙂
In questo scritto si trovano molte cose fuori posto. Innanzitutto, la dicotomia riformisti/massimalisti, a meno che non venga citata ai fini della mera propaganda (ma credo al genuino ed incolpevole strabismo storico-analitico dell’autore dell’articolo), è completamente errata. Certo, è qualcosa che certa stampa e certi politici hanno tirato fuori per diversi motivi, primariamente meri interessi di bottega. Ma non è qualcosa su cui si possa pensare di ragionare, non seriamente almeno.
Di fatto, il riformismo italiano della sinistra è strettamente connesso a quei personaggi, e ai loro predecessori, che vengono oggi erroneamente definiti “massimalisti”. Le migliori riforme in Italia, infatti, non solo sono state realizzate dai DS (si ricordi il doppio ciclo di riforme di Bersani), ma sono state realizzate ben prima della nascita del PD. Di contro, il centro-destra, sedicente liberale, è stato corporativo e conservatore per decenni. Ma basterebbe studiare la Storia, ci vuole solo un po’ di coraggio e curiosità (sempre che l’obiettivo sia conoscere la Storia e non riscriverla piegandola per interesse).
Il punto, infatti, è che il PD si è andato erroneamente a cercare il consenso sempre più al centro perché si diceva che in Italia “i voti stanno al centro”. Benissimo, ma così si è scoperto a sinistra e si è creata una enorme massa di cosiddetti (anche loro erroneamente) populisti che ha cominciato a far perdere quote al PD, ha portato alla nascita di un movimento che è stato un contenitore di delusi arrivato peraltro a ridosso di una crisi enorme e fatto assomigliare sempre più il PD a una copia di Forza Italia senza il suo storico presidente. Per non parlare del fatto che alcuni centristi in questo quadro si sono sentiti anche troppo importanti, sbilanciando il partito.
Distrutto dalle mire autoreferenziali di qualcuno, il PD è diventato partito senza identità, senza contenuti, pieno di correnti, lontanissimo anni luce dalle persone, un comitato elettorale che di fatto non si sa quale classe rappresenti, se non quelli che non intendono votare Salvini e Meloni, ma non molto più di questo e comunque ancora per poco.
In definitiva, diciamo che il tema dello spostamento dell’asse del PD è un non-tema che non appassiona nessuno, non porta la gente a votare e non riempie nemmeno la pancia con ricche prebende. Può benissimo essere, invece, che possa essere usato come benzina da quelli che non sanno come portare alle urne la gente a votare per loro e quindi inventano pericoli, rispolverano Camillo, Peppone, i trinariciuti di Guareschi, la Guerra Fredda, il Soviet supremo, Cuba, i terzomondisti, i populisti, fa tutto brodo per cercare di incrementare quel 4 o 5% a cui possono pensare di aspirare questi soggetti che hanno più eletti che elettori ed idee valide.
A chi le dice queste cose? Ormai grazie alla scuola ed ad internet solo in pochi se le bevono e ci credono. Poi ci sono i taffazzisti ed i masochisti che vi assecondano ed i cerebrolesi che si fanno condizionare.
Ma il resto, la maggioranza di non votanti hanno capito che daranno il loro voto, perdendo il tempo per votare, a chi appena appena sarà un minimo di luce per l’Italia.
Così è stato per Conte e per la attuale segretaria PD che però ha già fatto un errore dando spazio ai vecchi gerarchi con il suo nuovo braccio destro.
p.s. in quattro mesi tutti quelli che conosco che hanno votato il melone uscito bianco si son già pentiti.
Ottimo risultato, vedremo il futuro cosa ci porterà.
Quando tornerà la pantera, e succederà, finirete di rubare i soldi delle tasse dei poveri e lavoratori senza dare adeguata controprestazione.
Se prima la Cina o la Russi a non vi sorprenderanno dal vostro languido tepore consolidato, del vostro benessere a spese nostre.
Io le vostre guerre questa volta non le farò, e saranno in pochi a farle per il vostro benessere.
E si sà la prima cosa che codesti fanno, di solito è far fuori nomenclatura e finti intellettuali.
Al massimo si terranno i cervelli utili.
Censuri pure, ma è come soffiare su un incendio sottotraccia.
Non ha sbagliato affatto, la politica è compromesso, non è prenderti i tuoi e portarli via. Speriamo, invece, che davvero riesca a mettere certi ras in secondo piano, anche a rischio dei voti.
Mai sentito parlare di redistribuzioni ed abolizione dei privilegi anche fiscali?
Il tutto è a costo zero.
Redistribuzione delle aliquote aumentandole ed aumentandole verso alto e riducendole verso il basso.
Eliminazione del recupero Iva per le partite Iva su ciò che non è riconducibile inequivocabilmente ed direttamente al necessario stretto per la propria attività.
Nessun benefit su auto e carburanti se non per ditte di trasporti ed connessi.
Aumento delle detraibilità personali su ciò che è strettamente necessario per vivere e lavorare.
Riduzione degli stipendi pubblici più elevati ed aumento di quelli più bassi, ottenuto annullando gli aumenti di quelli più alti fin quanto la paga, per ora effettivamente certificata come effettuata, non scenda ad avere lo stesso rapporto in potere di acquisto che aveva 30 anni fa rispetto ai pubblici dipendenti che sono stati contrattualizzati con ccnl ispirato al diritto privato e comunque non più elevato di 10 volte la paga oraria più bassa.
E questa è certamente la cosa più dura per i dirigenti e prof universitari e giudici e avvocati di stato e boiardi, che da quando ottennero di rimanere gli unici dipendenti pubblici vecchia maniera, mentre gli altri li fecero “privatizzare” con ccnl affini a quelli di diritto privatistico, han visto decuplicare il loro potere di acquisto rispetto a tutti gli altri mentre gli altri vedevano ridursi ad un ventesimo il loro potere di acquisto in 30 anni.
Ed in attesa che le pensioni siano tutte retributive, coloro che superano la media con le loro pensioni retributive gli venga abolito il recupero della inflazione totalmente.
Semplice esercizio di giustizia ed riduzione dei privilegi quindi, non comunismo, solo semplice applicazione del modello capitalistico e di mercato, abolendo i privilegi di un comunismo alla rovescia che pretenda di dare di più ad alcuni rispetto al meritato ed alla utilità efficacia e merito del suo prodotto e di meno esageratamente a chi si paga una pensione contributiva ed il cui merito e capacità produttiva, da semplice esecutore di ordini, non dipende da esso ma proprio dalle incapacità, inadeguatezza, sperequazioni, non selezione, nepotismo, corrutela, ed inapplicazione di qualsivoglia meritocrazia a chi è più pagato più recupera inflazione e potere di acquisto e più ha responsabilità e colpa ed più riceve o riceverà anche in pensione, godendo già il prilegio di gestire l’altrui lavoro ed autogestirsi senza controlli e meritocrazia il suo di lavoro.