Di certo, la situazione internazionale, conseguente alla crescita incontrollata del costo dell’energia e del gas, e le recenti turbolenze che hanno investito i mercati finanziari con la crisi delle banche statunitensi ed elvetiche rendono più difficile l’azione del Governo. Mi pare, però, che la posizione assunta dalla Presidente Meloni sul tema delle auto elettriche nel tentativo di superare il termine indicato per il 2035, che fermerà la vendita delle auto a benzina e diesel abbia sortito qualche effetto positivo, anche a salvaguardia dell’industria automobilistica italiana e dei posti di lavoro. Sul tema, non si tratta solo di sostenere il comparto delle auto elettriche, quanto quello di assicurarne l’accesso anche a chi non ha le risorse economiche necessarie per l’acquisto, favorire lo sviluppo delle colonnine su tutto il territorio nazionale e, soprattutto, evitare altre pericolose dipendenze dal mercato cinese delle batterie e valutare l’impatto ecologico del loro smaltimento.
Stessa esigenza di protezione degli interessi nazionali, anche in presenza di un importante patrimonio immobiliare storico, è stata manifestata sulla “casa green”, che nella prospettiva assunta dal Parlamento europeo riguarderebbe gran parte degli edifici residenziali e non.
Invero, sul tema non viene messa in discussione la esigenza di un miglioramento energetico degli edifici né gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, quanto la necessità che una vera e propria politica di “transizione ambientale” deve essere accompagnata da misure incentivanti che non scarichino su imprese e famiglie i relativi costi, peraltro con sviluppo in un arco ragionevole (che non può essere il “tempo” indicato dal Parlamento europeo, la cui decisione è stata avversata dai rappresentanti del centro-destra italiani e sostanzialmente assentita dai rappresentanti italiani delle opposizioni).
A fronte di questi obiettivi e strategie globali si è notato l’assordante silenzio delle opposizioni, che pure avrebbero potuto indicare strade alternative che non fossero la semplice accondiscendenza alle decisioni dell’Unione (nel tentativo troppo manifesto di contrastare il Governo e di non tutelare gli interessi dell’Italia). L’opposizione ha preferito, con argomenti assai contestabili e afflitti da un certo tasso di mera speculazione politica, attardarsi sui tragici eventi di Cutro e della Libia, sui quali già ho detto in precedenti mie riflessioni. Nessuna parola è stata spesa dalle opposizioni sui temi innanzi indicati e sulla necessità di proteggere e sviluppare il settore manifatturiero di eccellenza, quello turistico e quello agroalimentare; né sulla difesa della nostra tecnologia, tra le prime in Europa, a fronte dei veri e propri tentativi di esproprio da parte di altri Paesi (ad esempio, restano in merito rilevanti nuove norme sul Golden power).
E’ evidente che un chiaro ed onesto contributo delle opposizioni su queste tematiche, di rilevante interesse nazionale, potrebbe essere utile per concorrere, consapevolmente, nella dialettica parlamentare alle scelte di politica economica, ma la tendenza che ad oggi si manifesta nella nuova dirigenza del PD mi pare andare nel verso opposto.
Giuseppe Fauceglia
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