E’ in cerca di nuova vita quel palazzo di vetro di tre piani. E a me – non so a voi – fa una certa malinconia, nel passeggiare, in queste sere di primavera, lungo la strada per antonomasia dello “struscio” cittadino, vederlo con le porte chiuse, le luci spente, le vetrine vuote.
Filtra poco o nulla su quale potrà essere il suo prossimo futuro. E neppure si sa se gli eredi Adinolfi abbiano già chiuso il contratto per affidarne la gestione (di nuovo per quindici anni?) ad un’altra catena di negozi di abbigliamento piuttosto che di casalinghi o di elettronica: gli affari sono affari, per carità di Dio!
Ma ve l’immaginate, per un attimo, che effetto farebbe, anche simbolicamente, sotto l’insegna più identitaria di noi salernitani; illuminato dal colore d’ordinanza della passione calcistica di questa nostra comunità; animato dalle immagini o dalle foto dei protagonisti in maglia rigorosamente granata, proiettate su enormi videowall; pieno zeppo di articoli sportivi o di gadget della Bersagliera?
Danilo Iervolino dovrebbe farci un pensierino, ammesso che qualcuno dei suoi consiglieri non gliel’abbia già sottoposto come investimento e che ci siano le condizioni (innanzitutto, economiche) per imbastire con i proprietari una trattativa last minute.
Gli attuali Official Store del club granata, in piazza Caduti Civili di Guerra e all’interno del centro commerciale di Fratte, con tutto il rispetto per le rispettive sedi, non possono bastare per un presidente di serie A e, soprattutto, per un imprenditore “visionario” come lui. Che non si accontenta. Anzi, ambisce – lo abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare – ad essere protagonista e non comprimario; ad avere il centro e non la periferia dell’attenzione; a precorrere e non ad inseguire.
E allora anche il “brand” Salernitana, che da oltre un anno gli appartiene, andrà ulteriormente radicato e valorizzato. L’area marketing del club – mi giungono voci – sta valutando, selezionando, ponderando soluzioni. Chissà che i tempi non siano già maturi per impegnare una cifra, anche milionaria (tra quanto occorre per fittarlo e per rimodularlo), in un progetto del genere: tra contraenti privati, senza “paletti” del pubblico per questa o quella concessione, e anche con l’opportunità di creare – concreti – posti di lavoro per i “ragazzi dei quartieri”, per i quali si fa solo tanta demagogia.
E quale occasione potrebbe essere migliore dell’apertura del Flagship Store Salernitana, sul modello di quello che la Juventus – con le dovute proporzioni rispetto a una società che si è mossa con largo anticipo e senza lesinare risorse – ha avviato dal 2019 nel cuore di Milano?
Fantastico qualcosa dal design accattivante, con un concept innovativo, che vada oltre lo stadio e il calcio: uno spazio, polifunzionale, dove non solo fare shopping tra prodotti di ogni genere “griffati” con l’ippocampo, ma potersi sedere – di spazio ce n’è in abbondanza! – a sfogliare giornali, riviste e libri a tema, vedere gli highlights delle partite di serie A, fare colazione, sorseggiare un aperitivo, gustare un pranzo piuttosto che una cena. Ma anche socializzare, incontrare periodicamente i propri beniamini. E avere supporto, attraverso un’agenzia di viaggio specializzata, per poter prenotare un biglietto all’Arechi piuttosto che una trasferta “all inclusive”.
Che ci posso fare: più guardo quel palazzo di vetro senz’anima e più mi convinco che quei tre piani, sul Corso Vittorio Emanuele, diversamente dal sottopiazza della Libertà o da via dei Mercanti, dal Crescent o da via Allende, potrebbero essere davvero la location ideale per ospitare il Flagship Store Salernitana e un ufficio di rappresentanza della società. E anche per contribuire a tenere illuminata – non solo con le Luci d’Artista – la vita economica, commerciale, turistica e sociale di questa nostra città “Salernitana-centrica”
di Enrico Scapaticci (dal suo profilo Facebook)