E’ stato, senza tema di smentita, un caposcuola. Dal suo studio, al centralissimo Corso Vittorio Emanuele, sono usciti schiere di giovani avvocati che oggi ricordano affranti il loro inimitabile maestro professionale e di vita
Non si è celebrato processo penale il cui Paolo Carbone non fosse presente per affermare il diritto alla difesa o anche alla parte civile.
La sua grande e profonda conoscenza del codice penale e della procedura penale lo poneva ai vertici dell’avvocatura nazionale.
In ogni processo Paolo Carbone riusciva ad individuare la chiave di lettura a sostegno della sua tesi difensiva.
Era prodigo e non faceva pesare, in tutti i sensi a quanti si rivolgevano a lui giovani e non più giovani penalisti la possibile soluzione di intricate vicende processuali.
Rispettava la magistratura ed, ovviamente, pretendeva rispetto per la Toga.
Paolo Carbone non era solo un insigne penalista, ma anche un giornalista acuto. Amava la verità o quella che noi umanamente crediamo di essere la verità.
Ha diretto con rara competenza il giornale “La Giustizia” finché ha visto la luce.
La ferale notizia della sua morte a me, che l’ho conosciuto tantissimi anni fa, ha provocato sconcerto e dolore.
Mi mancherà la sua compagnia per la consueta passeggiata pomeridiana al Corso Vittorio Emanuele.
Paolo vivrà finché sarò memoria di me stesso
di Enzo Todaro
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