Oggi il campione è stato ricordato all’Archivio di Stato di Napoli con un convegno dal titolo ‘Mennea, pagine di eroica fatica’, organizzato dal Coni Campania e dall’Ussi (Unione Stampa Sportiva Italiana).
All’incontro, moderato dal presidente dell’Ussi, Gianfranco Coppola e introdotto dalla direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino, hanno partecipato Manuela Olivieri Mennea, moglie del campione scomparso, il critico cinematografico, scrittore e saggista, Valerio Caprara, il campione di atletica e giornalista, Franco Fava, due storiche firme dell’atletica, i giornalisti Giorgio Lo Giudice e Fausto Narducci e il campione olimpico Patrizio Oliva.
“Il fatto che rimanga nei suoi confronti un’attenzione così alta – ha detto Manuela Olivieri Mennea – vuol dire che Pietro nella sua vita ha fatto qualcosa di buono. Era una persona semplice e molto amata dagli altri”.
Valerio Caprara ha spiegato di essere rimasto sempre “colpito dalla sua straordinaria normalità, un aspetto che mi ha conquistato e mi ha reso orgoglioso delle sue vittorie”. “Si presentava – ha aggiunto – nell’aspetto e nel parlare con una incredibile normalità, tipica delle persone eccezionali che non hanno nulla di anormale”.
Franco Fava ha raccontato del suo primo incontro con il campione della velocità. “Avevamo 16 anni – ha ricordato – quando ci siamo incontrati per la prima volta. Abbiamo vissuto assieme a Monaco l’esperienza delle Olimpiadi con l’attentato alla palazzina della delegazione israeliana, poi abbiamo fatto moltissime trasferte assieme. Ricordo la sua solitudine nei lunghi periodi di allenamento a Formia. La vittoria, diceva Pietro, te la devi conquistare giorno dopo giorno con gli allenamenti”. “Era sempre ostinatamente alla ricerca della perfezione – ha concluso Fava -. Mi colpiva la sua forza di volontà. Aveva un carattere forte caratterizzato da una voglia continua di sognare e di lavorare per poter concretizzare i suoi sogni. Ricordo una frase che mi disse: ‘Io sarò prima o poi l’ultimo primatista mondiale bianco della velocità’. La vita di Pietro dovrebbe essere argomento di studio per i ragazzi nelle scuole”.
“Ho seguito Pietrp – ha raccontato Giorgio Lo Giudice – nei primi anni della sua attività. Doveva sempre vincere e battere se stesso per dimostrare di che pasta era fatto. Sapeva essere cattivo verso gli altri e verso se stesso ma poi era molto umano e molto sensibile. Ci sono stati anche tanti momenti negativi e ricordo bene il modo in cui riusciva a superare le avversità”.
“Mennea teneva fondamentalmente alla sua libertà. Apparteneva solo a se stesso e la sua grandezza non è solo nelle grandi imprese ma anche in quelle piccole. Era capace di correre nello stesso giorno anche più volte facendo sempre delle grandi prestazioni. In ogni gara riusciva a dare il massimo di se stesso. Nessuno ha saputo sfidare se stesso come ha fatto lui”.
”Ho conosciuto Mennea ai Giochi del Mediterraneo del 1979 – ha rciordato Patrizio Oliva – lui era già famoso ed ebbi il coraggio di andarlo a salutare. Da quel momento diventammo amici. Poi ci rivedemmo alle Olimpiadi a Mosca dove entrambi vincemmo la medaglia d’oro. Aveva una grande bontà e una grande simpatia. A lui mi accomunano tante cose: le ristrettezze economiche e le difficoltà ad allenarsi, la solitudine negli allenamenti. Ma come diceva Pietro – ha concluso l’ex pugile – è lì che si costruisce la vittoria, si prepara la sfida e si riescono a fare imprese straoredinarie”.
L’attore Claudio Di Palma ha letto alcuni passi del volume postumo di Mennea ‘Monaco 1972’.
L’Ussi ha premiato con una targa la giovane giornalista Federica Inverso del quotidiano Ottopagine per un articolo sul campione scomparso. (ANSA).
Commenta