Questo significa che, anno dopo anno, aumenta il numero di donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella: nel 2020 erano 850mila e circa 250mila di queste avevano avuto una diagnosi da meno di 5 anni. Significa che anche l’attività chiamata di ‘follow-up” è sempre più importante. Senza contare l’importanza delle terapie integrate, ancora poco conosciute e praticate oggi in Italia. Se ne è parlato oggi a Roma nel corso del convegno “Follow up of Early Breast Cancer: Working for a 2023 consensus”, che ha l’obiettivo di costruire le condizioni per arrivare ad una conferenza di consenso per aggiornare e rendere più efficace l’attività di follow-up.
“Anno dopo anno cresce il numero di donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella – sottolinea Fabrizio Stracci, Presidente AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori Italiani) –. Il numero di donne che vivono in Italia dopo una diagnosi di carcinoma della mammella: nel 2020 erano 850 mila, e circa 250mila di queste avevano avuto una diagnosi da meno di 5 anni. Un dato molto positivo. Non dimentichiamo però che Il cancro della mammella è caratterizzato, oltre che dalla elevata frequenza, anche da un rischio di recidiva, o di un secondo tumore, che, seppure piccolo, permane per oltre 10 anni dalla diagnosi”.
“Sono proprio queste 250mila donne quelle maggiormente interessate ad un follow up con visite specialistiche e controlli più frequenti – prosegue Stefania Gori, Presidente AIGOM (Associazione Italiana Gruppi Oncologici Multidisciplinari) e Direttore Dipartimento Oncologico IRCCS Negrar di Valpolicella –. È infatti nei primi 5 anni dalla diagnosi che si verifica il maggiro numero di riprese di malattia, con entità del rischio differenziato a seconda delle caratteristiche clinico-bio-patologiche”.
“Il numero crescente di donne con carcinoma mammario in fase precoce determina problematiche organizzative quotidiane nei centri oncologici italiani e la necessità del coinvolgimento di altre figure professionali, in primis quella del Medico di Medicina Generale – aggiunge Giuseppe Curigliano, professore ordinario di oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore viluppo nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano –. Dall’altro diventa sempre più evidente la necessità di identificare un follow up ‘differenziato’ a seconda del grado di rischio di ripresa di malattia che presenta la singola paziente. Ma anche intervenendo a monte. Ad esempio, in Francia, è attivo INTERCEPTION, un programma pilota innovativo e unico, che mira a creare un nuovo percorso sanitario incentrato sulla prevenzione personalizzata del cancro e sulla diagnosi precoce per le persone ad alto rischio di cancro.
Un programma valido anche per il percorso di follow-up. Comprende: 1) l’identificazione degli individui a più alto rischio di cancro; 2) l’informazione e l’educazione di tali individui in materia di prevenzione adattata al rischio; 3) creazione di un piano di prevenzione personalizzato (PPP), in linea con le scelte e le preferenze degli individui, compreso l’adeguamento di tale piano in base agli esami, alla storia personale e alle conoscenze scientifiche; e 4) trattamento rapido in caso di sospetto o diagnosi di cancro. Il PPP è attuato dal medico di medicina generale. L’intero percorso mira a ridurre l’incidenza del cancro avanzato negli individui ad alto rischio di cancro, la morbilità e la mortalità per cancro, nonché i costi delle cure mediche. Consente inoltre lo sviluppo di una ricerca di alta qualità nella prevenzione del cancro, la diagnosi precoce del cancro e la ricerca sulla salute digitale. Attualmente è in fase di costruzione una rete nazionale di centri di INTERCETTAZIONE”.
“L’assenza di evidenze recenti della letteratura sulla tipologia di follow up, i progressi diagnostico-terapeutici che indicano oggi con maggior definizione i sottogruppi di carcinoma mammario a maggior rischio di ripresa, e le possibilità terapeutiche efficaci qualora la malattia diventi metastatica, rendono necessario ‘rivedere’ le modalità con cui viene effettuato il follow up del carcinoma mammario in fase precoce – continua la dr.ssa Gori –. Questo potrà permettere di identificare modelli di follow up diversi: esami strumentali e visite oncologiche più frequenti magari nelle donne con carcinomi mammari a maggior rischio di ripresa, meno frequenti nelle donne a basso rischio”.
“Per delineare un consenso ‘formale’ – aggiunge Giovanni Pappagallo, epidemiologo clinico esperto in metodologia e Coordinatore Scientifico della Scuola di Metodologia della Ricerca Clinica dell’IRCCS di Negrar di Valpolicella – è necessario avviare un percorso specifico, attraverso una metodologia (Estimate-Talk-Estimate, detta anche mini-Delphi) che incentivi al massimo l’autonomia e la libertà di giudizio di ogni professionista, e seguendo un approccio ibrido (in remoto e in presenza). Il primo momento di lavoro riguarderà la generazione e la condivisione dei punti meritevoli di interesse relativi ai vari aspetti del follow up, poi la produzione di ‘statement’ (dichiarazioni) per ciascuno di questi punti e, attraverso vari fasi, si arriverà dapprima a due web meeting di condivisione e poi a successivo convegno, in presenza, al quale saranno invitati esperti di patologia oncologica mammaria per verificarne il consenso mediante votazione (con metodologia specifica, chiamata RAND-UCLA)”.
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