Le migliori e le peggiori città per bambini, giovani ed anziani
Guardando alla fascia d’età dai 0 ai 10 anni, la città dove la qualità della vita è più alta è Aosta (con un punteggio di 596,9), seguita da Arezzo, Siena, Firenze e Udine. Nelle ultime cinque posizioni, invece: Reggio Calabria, Palermo, Matera, Caltanissetta e Foggia. Quanto ai giovani (tra i 18 e i 35 anni) vince Piacenza con 590,8 punti, poi ci sono: Ferrara, Ravenna, Vercelli e Cremona. A margine di questa classifica, invece, si trovano: Genova, Taranto, Roma, Barletta e il Sud della Sardegna. Per bambini e giovani nel centro-nord si vive nettamente meglio rispetto che nel Meridione.
Discorso nettamente diverso per gli anziani (dai 65 anni in su). Per questa fascia d’età, come detto, Cagliari è la città con qualità della vita più alta (con un punteggio di 590,3), seguita da Bolzano, Trento, Roma e Nuoro. Agli ultimi posti cinque centri urbani del centro-nord: Vercelli, Verbano, Lucca, Massa-Carrara e Pistoia.
In generale la performance delle grandi città è molto negativa. Sono infatti tutte nella parte bassa della classifica per i bambini (Milano al 60° posto, Roma all’83°) e per i giovani (Milano 95ª e Roma 105ª). Per chi ha tra 18 e 35 anni non risultano particolarmente vivibili nemmeno una serie di province “universitarie”, come Padova (56ª), Perugia (65ª), Pavia (71ª), Pisa (86ª) e Venezia (102ª).
La classifica per Regioni
Guardando nel complesso alla qualità della vita nelle varie Regioni, emerge poi che la Valle D’Aosta è il territorio più a misura di bambino, seguita dalla Toscana. Male invece la Sicilia. Le cinque province della Sardegna si posizionano poi nelle ultime sei quanto a tasso di fecondità. Quanto ai giovani la Regione migliore è l’Emilia Romagna, grazie agli ottimi punteggi non solo di Piacenza, ma anche di Ravenna e Ferrara. Agli ultimi posti, invece, tutte le regioni del Sud, con la Campania che risulta la migliore. Per gli over 65, infine, le Regioni con qualità della vita più alta sono la Sardegna e il Trentino Alto-Adige. In ripresa, poi, dopo il periodo più buio della pandemia, la Lombardia, grazie alla crescita dei punteggi per Bergamo, Lodi e Cremona.
Meno assistenza domiciliare per gli anziani
Rispetto allo scorso anno sono stati confermati 31 indicatori e aggiunti 5: le imprese che fanno e-commerce; la percentuale di edifici scolastici che hanno una mensa; la presenza di medici specialisti; la dipendenza rispetto alla popolazione in età attiva; il consumo di farmaci anti-depressivi. Ognuno dei parametri ha ricevuto un punteggio per ciascuna provincia da un minimo di 0 a un massimo di 1000 e la classifica finale nasce dalla media dei punteggi conseguiti.
Analizzando più nello specifico gli indicatori presi in considerazione per i bambini crescono i posti negli asili nido ogni 100 individui (da 25,5 a 26,9), mentre ci sono circa 100 pediatri in meno su tutto il territorio nazionale. Quanto ai giovani si registra un numero di matrimoni tre volte maggiore (da 1 a 3 ogni mille residenti), a causa della fine delle restrizioni Covid, e l’aumento dei laureati (che passano dal 27,2% al 28,3%). Cresce poi l’incidenza dei canoni di locazione sul reddito medio (dal 21,4% al 21,9%), creando problemi per l’affitto delle case, in modo particolare nelle grandi città. Infine per chi ha più di 65 anni cala di 40 milioni la spesa in assistenza domiciliare, ma anche il numero di esposti per rumori disturbanti e inquinamento acustico. Crescono quindi l’uso di antidepressivi (16 milioni di farmaci di questo tipo venduti in più) e il numero di geriatri (sono quasi 250 in più).
Fonte: Fanpage.it
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