Secondo l’Oms, Arturo non sarebbe più grave delle altre sue “sorelle” della famiglia Omicron, ma sembra abbia delle caratteristiche peculiari. Colpisce di più i bambini e provoca congiuntiviti, con rossore, bruciore e prurito negli occhi, secondo quanto confermato anche dal pediatra Vipin M. Vashishtha, ex coordinatore dell’Accademia indiana di pediatria e componente dell’iniziativa Vaccine Safety Net dell’Organizzazione mondiale della sanità. La nuova sottovariante, inoltre, potrebbe essere 1,2 volte più contagiosa della variante Kraken. Lo indica uno studio condotto dall’Università di Tokyo e pubblicato in preprint su Biorxiv, in cui viene ipotizzato che Arturo si potrebbe diffondere “in tutto il mondo nel prossimo futuro”. Arturo per ora sembrerebbe molto veloce, ma non letale e non troppo grave. L’impennata dei nuovi positivi, infatti, non dovrebbe provocare una parallela crescita delle ospedalizzazioni.
Rilevato per la prima volta a gennaio, il nuovo ceppo preoccupa però per la sua diffusività, motivo per il quale è monitorato dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità. Secondo il nuovo studio, infatti, ha tre mutazioni aggiuntive nella proteina Spike del Sars-Cov-2, tra cui F486P. “In precedenza, le sottovarianti Omicron XBB con la sostituzione F486P si sono ampiamente diffuse in tutto il mondo”, spiegano gli studiosi.
In generale, “le analisi esplorative compiute hanno rilevato che Arturo ha le potenzialità per poter infettare le persone in tutto il mondo in misura maggiore rispetto alle sottovarianti XBB.1 e XBB.1.5″, sostengono gli studiosi. Finora XBB.1.16 è stata segnalata in 22 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, ma a essere colpita è soprattutto l’India, dove ha preso il sopravvento sulle altre varianti. Nella sola giornata del 12 aprile, si è registrato un balzo di 7.830 nuovi contagi.
In India l’aumento di casi di Covid è stato di 13 volte in un mese, con gli ospedali ora in allerta. In alcuni stati indiani è stato disposto il ripristino di mascherine per donne incinte, anziani e malati cronici. In alcuni ospedali, invece, sono state eseguite esercitazioni e simulazioni per verificare il grado di preparazione nel gestire un eventuale aumento dell’afflusso dei pazienti.
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