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Salernitana, il punto. Alla fine, il silenzioso Botheim, la chiave di volta per l’attacco granata

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Né Piatek né Bonazzoli, ma Botheim: per tornare alla vittoria, per riaffermare la legge dell’Arechi (frizzante, sugli spalti, come la Coca Cola…!), per ristabilire le distanze (+7) sulla zona retrocessione, per centrare il record assoluto ( di risultati positivi in serie A (2 successi e 6 pareggi, che hanno fruttato 12 punti complessivi) e – perchè no – per vendicarsi della mortificazione subita all’andata dal Sassuolo e della troppa “generosità” del portiere Consigli nei confronti di una concorrente nella lotta salvezza.
E il lungagnone norvegese premia l’intuizione iniziale di Sousa. L’ennesima di un allenatore, che stupisce per come riesce sempre a sparigliare le carte, a sorprendere i colleghi avversari e, forse, i suoi stessi giocatori. Come era accaduto già a Torino, ma anche in precedenza con l’Inter e prima ancora a La Spezia.
Ci mette sempre del suo il tecnico che continua a smontare e rimontare i pezzi della Salernitana, che prima dell’arrivo del portoghese pareva avere una rosa raccogliticcia e persino scadente, offrendo una chance dal primo minuto a chiunque dimostri di meritarsela nel corso del lavoro settimanale.
Dopo essere riuscito a dargli un’impronta tattica, una compattezza difensiva, un gioco propositivo, adesso Sousa sta lavorando sulla mentalità di un gruppo non più impaurito, sfiduciato, depresso. E lo sta facendo coinvolgendolo – globalmente – nel suo progetto.
Stavolta è toccato a Botheim, e anche a Lovato, partire dall’inizio. Un inizio, quello col Sassuolo, fino ad oggi sul podio per rendimento in classifica nel girone di ritorno, aggressivo, incisivo. E, finalmente, estremamente, produttivo. Due reti (il secondo centro, ancora di testa, di un sempre più convincente Pirola, e l’undicesima marcatura stagionale del capocannoniere granata Dia, azionato proprio da una sponda aerea di Botheim) indirizzano, già dopo una ventina di minuti, una partita quasi a senso unico dei granata. Che mettono i chiodi, a metà della ripresa, sulla vittoria con un’altra perla di Coulibaly e che dopo 5 gare portano a casa anche un altro clean sheet.
Tre punti che servono ad esporre in vetrina uomini (Kastanos ne è l’emblema: geniale la mossa di tenerlo largo sulla corsia di destra) che sembravano ai margini del progetto, che consentono il lusso di tenere in panchina titolari come Mazzocchi, Piatek e Daniliuc, e alternative di tutto rispetto come Bohinen, Bronn, Troost Ekong e infortunati di lungo corso come Maggiore e Fazio.
Il 3-0 sul Sassuolo e i tre punti in più in classifica sono quasi una sentenza sulla pratica salvezza.

di Enrico Scapaticci

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