“Le nostre bollette, i superprofitti e le guerre degli altri” a cura del Dott. Ciro Troncone

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Pur cercando di restare lontano da temi a sfondo politico, quando penso ai problemi della gente comune come me, inizio curioso a dipanare il bandolo della matassa e guarda caso mi imbatto in scelte politiche che, se da un lato non possono dirsi propriamente sbagliate, dall’altro sono sicuramente poco ponderate.

Negli scorsi mesi, analizzando in studio per conto dei clienti diverse bollette di luce e gas, relativamente al costo della componente energia e della materia GAS naturale, ho riscontrato aumenti nei periodi a confronto, ben superiori al 400%, un vero e proprio Tsunami quindi! Un kWh che nel 2019 si pagava 0,05 euro a fine 2022, si è arrivati a pagarlo anche 0,30 euro, bollette di 300/400 sono passate a 1.300/1.500 su base mese.

Si immagini cosa ha comportato sulle famiglie, sui bilanci di tante aziende e di tante piccole attività commerciali un caro energia di questa entità. Imprenditori, piccoli medi e grandi, che solo per miracolo non erano falliti durante il covid, si sono trovati di fronte questa ennesima sfida mortale e nelle notti insonni del fine mese si saranno domandati:

“Perché tocca sempre a noi?” La risposta a questa domanda è sicuramente variegata. In primis in Italia, così come in quasi tutti i paesi, l’energia che arriva ai nostri contatori è prodotta da un insieme di fonti diverse, non a caso si parla di mix energetico. L’energia primaria utilizzata per produrre energia elettrica da immettere nel sistema utilizza ancora una % di Gas naturale superiore al 40%.

Stiamo sbrogliando pian pianino il bandolo della nostra matassa, quindi noi italiani, così come gli altri europei, dove lo prendiamo tutto questo gas naturale?  Quasi la metà di questa risorsa l’Italia, così come anche Germania, lo acquista dalla Russia.

Alcuni paesi dell’est Europa addirittura ne acquistano percentuali pari quasi al 100% dell’import totale.

Nel 2020, stando ai dati dell’istituto statistico della BP, l’Europa ha importato 326 miliardi di metri cubi di Gas naturale a fronte di un export di soli 5,6, quindi importiamo quasi tutto il fabbisogno. La Russia invece ha importato solo 11 miliardi di mc di gas a fronte di esportazioni per ben 238. C’è invece chi però, non ha di questi problemi, ovvero gli USA, i quali producono internamente tutto il gas che gli serve per il mercato interno.

 È facile capire quindi come la guerra in Ucraina abbia avuto per noi europei (solo per noi) un effetto diretto sugli aumenti dei prezzi del Gas naturale, il punto è però se questi aumenti fossero in una qualche misura prevedibili? 

Ma quindi questa stessa guerra Russo/Ucraina era poi così imprevedibile? È dal lontano 2014, data di inizio dell’occupazione militare della Crimea, che tutta l’area è divenuta ad altissima instabilità geopolitica, una guerra più ampia era dietro l’angolo, la Nato ne aveva piena consapevolezza; quindi, i nostri governi perché non si sono mossi prima nel cercare altri canali di approvvigionamento del Gas naturale?

È vero che un Gasdotto come la TAP (quella che per intenderci fa arrivare il Gas dall’Azerbaijan tramite Turchia, Grecia, Albania ed infine Italia) non lo realizzi in tempi brevi, ma diamine abbiamo avuto quasi 10 anni di tempo! È vero che abbiamo degli stoccaggi di gas necessari a far fronte a variazioni improvvise della domanda ed a momenti di emergenza, ma a fronte di un fabbisogno nazionale medio di circa 70/75 miliardi di metri cubi all’anno, le scorte non superano i 17/18 miliardi di mc,  quindi sufficienti a superare si e no un paio di mesi invernali…

La produzione Italiana di Gas naturale sia on che off-shore, purtroppo ad oggi non riesce a superare il 5% del fabbisogno nazionale.

Si potrebbe invero passare al GNL, ovvero il “Gas Naturale Liquefatto”, che arriverebbe in forma liquida tramite navi metaniere, per poi tornare allo stato gassoso grazie ai “riclassificatori”, il problema è che in Italia ad oggi ne sono attivi solo 3, stiamo correndo per farne altri, ma è difficile  recuperare il tempo perduto.

 

Un’altra strada (decisamente poco “green”) sarebbe quella di sostituire il Gas con l’altra fonte fossile per eccellenza, il Petrolio, ma ciò non farebbe che aumentare ulteriormente la dipendenza dagli esportatori di “Oro nero” che guarda caso sono: Arabia Saudita, Russia ed Iraq… quindi, lasciamo stare.. Gli altri grandi produttori come USA e Cina, così come già visto per il Gas, pur producendolo in grandissima quantità, preferiscono tenerselo per sé.

 

Che dire? Facile essere spavaldi e buttare gli altri avanti quando si hanno le spalle coperte e la pancia piena.. Del Carbone preferisco non parlarne neanche, quando penso a questa fonte energetica, penso ad uno dei film visti da bambino che più mi ha scioccato: “Marcinelle”.

La vicina Francia poi, non ha i nostri problemi, grazie alle sue 56 centrali nucleari da cui trae ben il 70% del fabbisogno energetico nazionale, vive una sorta di autarchia energetica, confidando nel fatto che mai niente di devastante potrà accadere e che terremoti di magnitudo 9.0, abbinati a tsunami con onde alte 15 metri, si vedano solo nei peggiori film catastrofici..

 Quindi, cosa avremmo potuto fare prima, che non abbiamo fatto?

È vero che per far fronte alla crisi, il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano REPowerEU, accompagnato da un pacchetto di iniziative volte a:

 

  1. potenziare della produzione nazionale;

 

  1. assicurare un elevato riempimento degli stoccaggi;

 

  1. diversificare la provenienza di gas importato;

 

  1. aumentare la capacità di rigassificazione;

 

  1. ridurre i consumi di gas;

 

  1. definire meccanismi volti a contenere il prezzo del gas.

 

Ma tutto questo quando la frittata oramai era fatta.. Forse avremmo potuto spingere prima e maggiormente sull’incentivazione di altre forme energetiche alternative presenti “in loco” sul nostro territorio, tra l’altro fonti rinnovabili e non fossili.

La geotermia, il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico, le biomasse, i termovalorizzatori, etc. etc. come si vede il ventaglio è ampio, e si noti sono tutte fonti energetiche rinnovabili.

Certo è che nessuna di queste fonti da sola può risolvere il problema, ma tutte insieme, potrebbero spostare l’ago della bilancia per conseguire una sempre maggiore indipendenza energetica Italiane. Questa è la “transizione energetica” da compiere e che probabilmente oggi avremmo già dovuto aver percorso almeno in parte, invece, siamo solo agli inizi.

 

Torniamo però alle nostre bollette ad ai nostri governanti.

Facciamo finta di credere che la guerra fosse imprevedibile, ma lasciatemi porre quantomeno la seguente domanda:

Cari governanti, ma avete fatto veramente di tutto per evitare di farci massacrare dagli aumenti dell’energia? Io dico NO, e proverò a spiegarvi il perché.

Come mai l’aumento del prezzo del gas, fa aumentare a cascata il prezzo di tutto il mix energetico, quindi di tutta l’energia fatturata in bolletta? Ma il Gas naturale non costituiva solo il 40% di questo mix? Cosa c’entra il carbone, il petrolio e le rinnovabili? Come funzionano quindi i meccanismi del mercato dell’energia elettrica?

La causa è nel meccanismo che sta alla base della definizione del Prezzo Unico Nazionale (PUN), ovvero il “Sistema di prezzo marginale” che è il modello con il quale si stabilisce il prezzo dell’energia ogni giorno, adottato dal mercato italiano.

Ogni giorno, tutti i produttori offrono in borsa al Gestore dei Mercati Energetici l’energia elettrica che potranno produrre per soddisfare i consumi dei clienti finali del giorno seguente, dichiarando il prezzo di vendita.

 

 

Eccoci al punto fondamentale della questione, ovvero il pagamento del prezzo:

Il meccanismo di formazione del prezzo unico nazionale (PUN), prevede che tutta l’energia offerta in borsa per coprire la domanda, sia quella poco costosa proveniente da fonte rinnovabile, che non, venga pagata ai produttori al prezzo dell’ultima offerta accettata.

Quindi il prezzo più alto dell’ultima offerta accetta (offerta marginale) che oggi proviene dalle centrali termoelettriche a gas appunto, determina il prezzo di tutta l’energia! Con questo sistema quindi, se il prezzo del gas aumenta, tutta l’energia prodotta, sarà venduta sul mercato energetico ad un prezzo più alto. Ricordiamo che gli aumenti visti in bolletta negli ultimi mesi hanno avuto % di aumento che vanno dal 200% al 700% nei casi più estremi.

Quindi i nostri governanti non potevano intervenire da subito su questo sistema perverso del mercato dell’energia cambiando le regole prima che succedesse quello che è successo? Distribuire briciole di crediti di imposta a parziale rimborso del disastro fatto può dirsi sufficiente?

Sappiamo che questo sistema, originariamente era stato concepito per stimolare lo sviluppo delle rinnovabili che così ricevevano maggiori compensi, però bisognava capire che, con lo scoppio della guerra si stavano creando delle distorsioni mostruose in danno alle imprese ed ai cittadini.

Tutto questo poi ha favorito le già grasse aziende produttrici di energia, che in questo modo si sono super-arricchite, mentre noi, comuni mortali, non riuscivamo neanche a superare il fine mese!

Il bandolo della matassa finalmente è dipanato, ma come spesso accade, resto con quella brutta sensazione di sentirmi preso in giro..

Ciro Troncone – Dottore Commercialista

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