Innanzitutto, è vero che l’ospedale di Agropoli fu riaperto dall’attuale amministrazione della Regione Campania, ma è pur vero che allo stesso non veniva data la dignità che un presidio ospedaliero dovesse avere in quanto veniva programmata la sola dotazione di 20 posti letto di medicina generale, che di certo non risolvevano, e non risolvono, le criticità assistenziali di quel territorio, quindi dire “l’ho aperto io”, altro non è che una dichiarazione autoreferenziale e fine a se stessa”, ha detto il segretario generale del Nursind Salerno, Biagio Tomasco.
“In riferimento all’input ministeriale, ci chiediamo di cosa debba occuparsi il presidio ospedaliero di Agropoli nel mentre si decide come configurarlo all’interno della rete ospedaliera della Regione Campania. Lo si vuole mantenere come Covid Hospital nel mentre proprio il ministero sta dichiarando la fine dell’era emergenziale?
E a far cosa se poi le direttive attuali dispongono che ogni ospedale e di riflesso ogni unità operativa si debba attrezzare con aree di contenimento per ogni paziente Covid da collocare all’interno delle singole unità operative stesse?
È assolutamente vero che il ministero della Salute sia il primo interlocutore per la Regione Campania in tema di sanità, ma è altrettanto vero che la Regione si muove in autonomia nel gestire e programmare l’assistenza sanitaria sul territorio di propria competenza, assumendosi oneri ed onori circa la riuscita della programmazione stessa, e non addossando ad altri gli insuccessi quando essi stessi si manifestano.
Riguardo alla carenza del personale, stimata dal presidente in 10mila/15mila unità, osserviamo che finalmente la Regione si sia dotata di uno strumento con cui certamente potrà affrontare tale problematica slegandola dai cavilli finora intervenuti nel reclutamento del personale, addivenendo, finalmente, all’eliminazione del tanto odiato fenomeno del precariato e magari reperendo quelle unità di personale per l’avvio della medicina territoriale tanto sbandierata quanto inesistente.
Rispetto ai punti nascita, a cui nemmeno tanto velatamente il presidente De Luca ha fatto riferimento, vogliamo ricordare che nel sopra richiamato Piano Ospedaliero 2018 vengono riportate le varie note intercorse tra la Regione Campania ed il Comitato nazionale nascite, ma allo stesso tempo viene anche riportata la percentuale di punti nascita pubblici, pari al 79%, rispetto a quella dei punti nascita privati, pari al 21%, cosa che ci impone di ragionare sull’opportunità o meno di mantenere questa organizzazione fortemente penalizzante per il sistema pubblico, ricordando al presidente De Luca che il vero problema non è dove si va a nascere in costanza di una gravidanza senza problemi, ma come si accede ai punti nascita in emergenza considerate le enormi difficoltà che vive il sistema 118 e la particolare conformazione delle aree interne del Cilento e del Vallo di Diano.
Ultima considerazione, di non poco conto, vorremmo capire quale sia la posizione del presidente De Luca rispetto alla decisione adottata dai vertici del Dea Vallo della Lucania-Agropoli, di concerto con la direzione strategica dell’Asl Salerno, rispetto alla nuova organizzazione del Dea che prevede la chiusura del Covid Hospital, 20 posti letto di Medicina Generale, il Pronto soccorso e 20 posti letto di lungodegenza-riabilitazione, cosa altamente funzionale per il Dea stesso
. A noi pare che dopo anni di disattenzione sul presidio di Agropoli qualcosa cominci seriamente a muoversi, mettendo in rete i due presidi e offrendo alla popolazione servizi che altrimenti avrebbero dovuto ricercare nel settore privato, nel mentre crediamo di assistere ad una delegittimazione del direttore generale e del direttore del Dea.
Attenderemo, crediamo come sempre inutilmente, delucidazioni in merito”.
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