Meno CO2 e più “materiali critici”: questa la formula per attuare la transizione ecologica

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Meno CO2 e più “materiali critici” – ossia litio, silicio, rame, caucciù, grafite, nichel, cobalto – che l’Europa non ha e che l’Asia rende sempre meno disponibili per ragioni geopolitiche.

La transizione ecologica ha scatenato una battaglia green, che si gioca sul tavolo del reperimento delle materie critiche di cui si ha necessità in quantità maggiori rispetto ai combustibili fossili. Un esempio scuola può essere quello dell’auto elettrica, che richiede sei volte in più la quantità di materiali critici che servirebbero per un’auto convenzionale. Oltre a più rame e manganese, necessari per la costruzione, le auto elettriche richiedono infatti anche materiali quali grafite, nichel, cobalto, litio e altri elementi delle terre rare.

Sul dibattito, che sta trovando spazio in questi giorni sulla stampa, è intervenuto Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET, il quale sottolinea: “In seguito a questi mesi animati da profonde perplessità espresse in tutta Europa sul bando ai motori endotermici dal 2035, strategia europea iscritta nel percorso verso la transizione ecologica, è d’obbligo una riflessione: la transizione ecologica è transizione energetica, ma soprattutto deve essere transizione verso i «minerali critici». Si tratta di una lista di materie prime sempre più fondamentali di cui l’Europa scarseggia e che la «nuova globalizzazione fredda» rende meno accessibile. In sostanza la nuova equazione sulla quale dovremo lavorare è: meno CO2, ma più materiali critici”.

De Rosa richiama anche i dati emersi dal rapporto Enea sul tema, secondo il quale le fonti rinnovabili richiedono più acciaio, alluminio e cemento per unità di capacità rispetto alle tecnologie di generazione basate sui combustibili fossili. Secondo il CEO di SMET, “i dati dei report dimostrano l’oscuro dirigismo del Parlamento europeo travestito da finalità ecologiche”

“Sono chiaramente ideologie che rischiano di cancellare anni di storia tecnologica e milioni di posti di lavoro – spiega De Rosa – con la sola risultante pericolosa di rendere l’Europa subalterna alla Cina. Stiamo assistendo anche a progressive tattiche di avvicinamento dell’industria cinese al mercato europeo. Il quadro è sempre più chiaro: l’UE è anche dipendente dalle importazioni di risorse necessarie per la transizione verde, come dimostra la necessità di materie prime critiche. Un serio piano di transizione avrebbe messo in conto anche questo, prima di deliberare insensatamente”.

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