L’accelerazione del tasso di inflazione è dovuto, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,7%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,7%) e dei Servizi vari (da +2,5% a +2,9%)
I Beni energetici non regolamentati, va ricordato, comprendono i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti, i combustibili per uso domestico non regolamentati e l’energia elettrica mercato libero. Nella voce Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona rientrano invece i pacchetti vacanza, i servizi di alloggio, i ristoranti, bar e simili, le mense, la riparazione di apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici, i servizi per l’abbigliamento, i servizi per l’igiene personale, i servizi ricreativi e culturali vari, i concorsi e le lotterie
Mentre i Servizi vari comprendono l’istruzione, i servizi medici, i servizi per l’assistenza, i servizi finanziari; professioni liberali; servizio funebre; assicurazioni sugli infortuni
Gli effetti dell’andamento delle tre categorie di beni che hanno frenato il calo dell’inflazione sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli Energetici regolamentati (da -20,3% a -26,4%) e dal rallentamento di quelli degli Alimentari lavorati (da +15,3% a +14,7%), degli Alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%)
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici (a +6,4% come registrato a marzo)
Per Assoutenti, il rialzo dell’inflazione registrato ad aprile è un segnale estremamente preoccupante: “Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che ad aprile salgono del +12,6% (variazione tendenziale tra aprile 2022 e aprile 2023, ndr): tradotto in soldoni – ha sottolineato il presidente Furio Truzzi – significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo”
“Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, le ricadute per le famiglie sono estremamente onerose, “pari a 2.473,40 euro annui a famiglia. Non dimentichiamo che tali aumenti non hanno un impatto uguale per tutti: pesano in misura maggiore per le famiglie meno abbienti. Un dato che non fa altro che aumentare le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese”, fa sapere la stessa Federconsumatori
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