Gérald Darmanin critica il Governo Meloni per la cattiva gestione dei flussi migratori. Il che costringe la Francia – non lo dice, lo lascia intendere – a rafforzare i controlli di frontiera per evitare l’afflusso dei migranti, che l’Italia accoglie suo malgrado e di buon grado lascia liberi di trovare riparo altrove.
La Francia ha sospeso il sistema Schengen dal 2018, trova nella pretesa incapacità italiana il motivo per prorogare i controlli alla frontiera a tempo indeterminato. Schengen può essere sospeso a titolo provvisorio ed in relazione a specifiche emergenze. L’Italia pertanto continua a rispettarlo.
La diatriba italo-francese non si esaurisce qui, ha risvolti politici interni che la condannano a durare. Il Ministro francese coglie un punto sensibile della nostra azione governativa. Nel programma era l’impegno a ridurre gli sbarchi, passi la minaccia da campagna elettorale di blocco navale, con provvedimenti anche drastici, si pensi ai limiti posti alle imbarcazioni ONG ed alla caccia ai trafficanti ovunque. Gli sbarchi sono drammaticamente aumentati.
Alcune cifre: nel periodo 1 gennaio – 5 maggio, gli arrivi sono stati 10.667 nel 2021, 11.521 nel 2022, 42.499 nel 2023. Un aumento percentuale del 300% da un anno all’altro.
Darmanin aggiunge che il Governo italiano è vicino alle posizioni di Marine Le Pen. Jordan Bardella, astro nascente del Rassemblement National, critica da destra il Governo francese e di inanità lo stesso Ministro dell’Interno. Il Ministro Tajani, da coordinatore di Forza Italia, precisa che il suo partito appartiene alla famiglia dei Popolari e questi poco hanno a che spartire con il Rassemblement National. Al partito lepenista si riferisce la Lega, mentre Fratelli d’Italia fa capo ai Conservatori. I tre partiti della coalizione sono diversamente apparentati al Parlamento europeo.
A Strasburgo sono in corso le manovre in vista delle elezioni europee 2024. Una parte dei Popolari vorrebbe liberarsi dall’abbraccio con i Socialisti e Democratici e sostituirli con i Conservatori. Se insieme avranno i numeri per costruire una maggioranza, potranno influire sulla scelta della Presidenza della Commissione. La Commissione scadrà infatti nel 2024.
Darmanin è accreditato di ambizioni presidenziali in Francia. Alle elezioni 2027, quando Macron non potrà ricandidarsi per avere svolto due mandati, il partito cosiddetto macronista dovrà fronteggiare le ambizioni della solita destra, della sinistra rivitalizzata dagli scontri sociali, di un centro in cerca d’autore. La figura del Ministro dell’Interno, corroborata da una campagna muscolare, non importa se i muscoli sono esibiti nei confronti dell’Italia, avrebbe qualche possibilità nella corsa all’Eliseo.
La Prima Ministra Elisabeth Borne insiste nel ritenere che Italia e Francia hanno l’interesse a collaborare specie sui dossier di comune interesse. Si pensi alla Tunisia, da cui proviene la maggioranza dei migranti e che vive il travaglio della crisi economica. Il Presidente Kais Saied intende limitare la presenza dei migranti provenienti dall’Africa nera, di fatto non scoraggiandoli a tentare la traversata del Mediterraneo, conseguentemente riammette in patria solo i Tunisini respinti dall’Europa.
Segue la Libia come numeri del deflusso. In Libia le posizioni di Italia e Francia continuano a non collimare. La vicenda risale alla defenestrazione di Muammar al-Gaddafi nel 2011. Da allora la Libia è alla vana ricerca della stabilità. La concorrenza fra Roma e Parigi non aiuta allo scopo. E neppure al processo d‘integrazione europea.
di Cosimo Risi
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