“Dal punto di vista medico non è mai possibile imputare la morte direttamente alla mancata trasfusione di sangue – chiarisce la Congregazione in una nota – come confermato dagli stessi medici intervenuti e dagli esperti in materia.
Inoltre la menzione dell’appartenenza religiosa ai Testimoni di Geova viola la privacy della persona interessata e lede la reputazione della Confessione stessa e dei fedeli che vi si riconoscono.
I Testimoni apprezzano molto la vita, tanto da aver promosso la sperimentazione, in campo chirurgico e medico, di trattamenti e terapie alternativi alla trasfusione di sangue, ora applicati anche su pazienti che non hanno motivazioni religiose”.