L’Ucraino volante (di Cosimo Risi)

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L’Olandese Volante è il vascello fantasma che solca i mari in eterno senza mai approdare, verrebbe avvistato da lontano, circondato dalla nebbia e con i marinai a bordo incapaci di comunicare con le persone a terra.

Dopo avere trascorso il primo anno di guerra asserragliato in patria, il Presidente Volodymyr Zelenskyj scopre il fascino, e la necessità, del volare. Viaggia a sorpresa per ragioni di sicurezza, un drone nemico, sapientemente avvertito, centrerebbe volentieri l’aereo. Adopera i velivoli dati in prestito dal paese ospitante: quello del 31° Stormo per Roma, dell’Aeronautica francese per Parigi, eccetera. E’ con la livrea di Francia che atterra a Gedda, per la riunione della Lega Araba.

Ruba la scena alla cerimonia della riconciliazione. Dopo tredici anni di ostracismo, torna in grembo all’organizzazione il Presidente siriano Bashar al-Assad. Il solo dirigente arabo schierato con Mosca senza tentennamenti, dovendo alla Russia il beneficio di restare al potere contro tutto e tutti, persino contro l’Arabia Saudita che ospita il vertice.

Agli occhi delle potenze sunnite, Assad ha il torto di appartenere ad una minoranza musulmana in odore di sh’ia e di trescare con l’Iran, il nemico capitale dei Sunniti nonché di Israele. Questo finché l’Arabia Saudita, con la mediazione cinese, ha riallacciato i rapporti con la Repubblica Islamica.

Zelenskyj parla chiaro ai dirigenti arabi. Escano dall’ambiguità dell’equidistanza verso i combattenti, rompano gli indugi scegliendo il campo giusto: quello dell’aggredito.  Il messaggio, come per la presenza dell’inatteso convenuto, è ascoltato con interesse, non si sa con quanta partecipazione. Il solo ad ostentare distacco è il Presidente siriano. Le cronache narrano che  avrebbe tolto le cuffie per l’interpretazione durante l’intervento dell’Ucraino.

Al di sotto e al di là delle dichiarazioni ufficiali è il mutuo interesse di Arabia Saudita e Ucraina a sviluppare insieme un sistema d’arma indigeno. Evitano così di chiedere ogni volta il permesso agli Americani ad armarsi di più e meglio.

A Hiroshima, Zelenskyj è accolto come un membro aggregato della famiglia G7. Tutti i dirigenti presenti in Giappone lo frequentano abitualmente. Lo accontentano con un linguaggio duro nei confronti della Cina, scontata è la condanna alla Russia, e con la promessa di fornire gli aerei e l’addestramento dei piloti.

Quella di rafforzare l’aviazione è una tradizionale richiesta di Kiev. Finora oggetto di resistenze in Occidente, non si vuole  che gli aerei di marca occidentale colpiscano in Russia e non soltanto nei territori occupati. Sarebbe la prova che la guerra è di Russia contro Stati Uniti  e non l’aggressione di Russia all’Ucraina. Darebbe corpo al fantasma della bomba nucleare, Mosca la lancerebbe per difendere il suolo patrio dalle forze ostili.

Il salto di qualità nelle forniture pare deciso. Anche l’Italia, all’inizio riluttante per ragioni interne alla coalizione governativa, farà la sua parte. E si esporrà prevedibilmente all’escalation, quanto meno verbale, dei Russi.

Il G7 è adamantino verso la Cina. Non si vuole scoraggiare il commercio, si vogliono evitare “le pratiche maligne”: i comportamenti che danneggiano l’economia globale in maniera surrettizia. La raccolta dei dati, la trappola del debito, i diritti umani calpestati in varie regioni, il mancato rispetto dell’autonomia di Hong Kong, le minacce a Taiwan.

Se Pechino s’impegnasse seriamente a fare cessare il conflitto, il rapporto ne risentirebbe in meglio. Nel frattempo rinunci all’idea di coalizzare il Sud Globale contro il preteso unipolarismo dell’Occidente. L’Occidente c’è, tramite il G7  batte un colpo. L’India sarebbe della partita, e così Brasile e Sudafrica. I paesi più rappresentativi del Sud Globale.

di Cosimo Risi

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