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Pompe funebri e concorrenza sleale: la lite familiare finisce in tribunale

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Un tempo soci oggi rivali in affari.  Approda in un’aula di tribunale la guerra all’interno di una famiglia nota in città per le sue attività nel campo delle imprese funebri. Il processo entra nel vivo a giugno dopo il rinvio a giudizio dal gup. La lite tra due fratelli, un tempo soci nell’attività, ed oggi ai ferri corti vede da un lato una società che fa capo ai figli di uno dei due fratelli, accusati dallo zio di aver fatto concorrenza sleale alla sua azienda.

A giudizio lo zio in qualità di vittima e imputato  e i due nipoti,  accusati di tentata estorsione e turbata libertà del commercio ai danni dello zio. Si è costituito parte civile, contro il fratello imputato, il padre dei due ragazzi.

Tutto ebbe inizio nel 2018 quando lo zio, esasperato dalla vicenda, presentò un esposto al Comune contro il nipote denunciando delle irregolarità e chiedendo delle verifiche agli organi competenti. In seguito a quell’episodio, zio e nipote vennero alle mani in piazza Nicotera, nel quartiere Torrione. Il cuore del procedimento ruota intorno all’accusa di tentata estorsione messa in atto dai due fratelli contro lo zio, titolare con il fratello della ditta di onoranze funebri.

La Procura ricostruisce le intimidazioni rivolte dai due ragazzi allo zio e culminate un giorno quando uno dei due fratelli, spingendo il parente contro il muro e provando a prenderlo a pugni davanti al figlio, lo minacciò di morte

 

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