Fallimento Pescara: i fratelli Soglia assolti in Appello grazie alle prescrizione del reato

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Gerardo Soglia

I giudici della Corte d’Appello dell’Aquila, in relazione al processo per il crac del Pescara Calcio, hanno disposto il non luogo a procedere, per prescrizione del reato, nei confronti degli imprenditori salernitani Gerardo Soglia, ex presidente, e di suo fratello Francesco, che aveva il ruolo di vice presidente del club abruzzese.

E’ quanto è stato deciso dai magistrati – come riporta il sito web ilcentro.it – con la sentenza emessa lo scorso venerdì e che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Stefano Sassano, che nella sua memoria aveva evidenziato come quel reato fosse già prescritto alla data della condanna di primo grado.

In quella occasione erano stati inflitti due anni di reclusione per i due Soglia, accusati di bancarotta preferenziale per il crac della società calcistica risalente al 2008.

 

Assolto per prescrizione dalla Corte d’Appello dell’Aquila, Gerardo Soglia, difeso dall’avvocato Carlo Di Ruocco. La sentenza è arrivata nella tarda serata di venerdì dopo una condanna in primo grado a due anni di reclusione. L’imprenditore salernitano, ex deputato in quota Pdl, era stato coinvolto in fatti antecedenti al fallimento della squadra nel 2008 assieme all’ex presidente del Pescara Calcio Massimiliano Pincione (condannato a tre anni in primo grado) e a suo fratello Francesco ex amministratore delegato della stessa società (anche per lui in primo grado la pena fu di due anni). Secondo l’accusa i Soglia avrebbero dato vita a una triangolazione finanziaria con la banca Caripe, finalizzata a favorire l’istituto di credito nella cessione della società che Gerardo Soglia decise poi di vendere ad una cordata svizzera anonima per non mettere in discussione la propria ascesa politica nella zona e quindi «macchiare» la sua carriera politica. Pincione sarebbe invece stato accusato di avere distratto 190mila euro dalle casse societarie. La Pescara Calcio fu dichiarata fallita il 20 dicembre 2008 a causa di una situazione debitoria che superava i 15 milioni di euro; gli stipendi non venivano pagati e dovette intervenire il Comune di Pescara per pagare una delle ultime trasferte.

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