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La difesa degli interessi nazionali non è sovranismo (di G. Fauceglia)

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Per evitare facili critiche, comincio con dire che le principali sfide oggi da fronteggiare, come ad esempio il cambiamento climatico o i flussi migratori, riguardano questioni di scala globale, e le risposte, per essere efficaci, richiedono la collaborazione internazionale e in Europa l’azione congiunta degli Stati membri.

E’ evidente, allora, che si presenta illusoria la ricerca di una soluzione “solo” nazionale, del tutto avulsa dalla cooperazione sovranazionale.

Sia pure con qualche contraddizione, dovuta invero dalla complessità delle questioni, il Governo Meloni sta cercando di offrire una risposta alle sfide di questo tempo in un contesto che supera i confini nazionali, lasciando alle spalle l’approccio tradizionale meramente identitario o religioso.

La prospettiva di un nuovo “Piano Mattei” per i Paesi del Nord Africa, da cui partono i flussi migratori, mi pare il riconoscimento del fatto che la questione migratoria dipende dagli squilibri enormi tra le regioni del mondo, dal mancato sviluppo economico di interi paesi, stretti tra povertà crescente e regimi autocratici, se non dittatoriali, ed afflitti da guerre civili.

E’ una sfida che il Presidente del Consiglio ha posto sul tavolo dell’Unione europea, e i cui risultati sono stati evidenti nel Consiglio Europeo del 29 e 30 giugno. A fronte di queste scelte, non può essere sollevata l’opzione strumentale di ritenere preliminare la difesa dei diritti civili in Tunisia e Libia (profilo che nessuno ha mai inteso mettere in discussione), così affermando che gli aiuti internazionali dovranno essere erogati solo a seguito del ripristino delle condizioni democratiche.

Resta evidente, che nell’immediatezza delle scelte richieste dagli eventi, ciò equivarrebbe a non risolvere il problema, rinviandolo sine die. Invero, le due questioni, quella degli aiuti economici e quella del ripristino della democrazia, vanno, laddove possibile, sviluppate in maniera sinergica, in un contesto che rafforzi e qualifichi la politica dell’Unione Europea.

Questa scelta del Governo non può sicuramente essere qualificata come sovranista, anzi ne rappresenta l’esatto contrario, perché, muovendo dalla centralità dell’interesse nazionale, quello dell’Italia a non essere lasciata sola di fronte all’impatto travolgente dei flussi migratori, ha mirato a costruire una linea comune di sostegno finanziario ai Paesi del Nord Africa, al fine di renderne possibile lo sviluppo economico-sociale (se mai, il problema ulteriore è quello di predisporre meccanismi di controllo della spesa, per evitare che queste risorse siano utilizzate per il solo arricchimento del ceto politico locale).

Quando si parla, allora, di “interesse nazionale” non può essere evocata né la nozione classica di nazionalismo (quella che trova le proprie radici nel Novecento) né quella più recente di sovranismo.

Resta davvero manifestazione di “nanismo” politico, ad esempio, ritenere che le legittime critiche sulla politica dei tassi di interesse perseguita dalla BCE di Christine Lagarde possa equivalere ad un attacco alle istituzioni europee e al ruolo della banca centrale (che, tra l’altro, nessuno ha messo in discussione), con presunto isolamento internazionale dell’Italia.

Fior di studiosi, sicuramente più avveduti del trio dissonante Landini-Schlein-Conte,  ritengono che la fiammata inflazionistica non possa essere governata dalla sola fluttuazione in aumento dei tassi, in assenza di altri interventi strutturali sui mercati.

Del resto, le nostre opposizioni “senza se e senza ma” non si sono neppure accorte che quanto enunciato dal Presidente del Consiglio è in sintonia con quanto più volte dichiarato, nei suoi interventi pubblici ed esposto nei suoi studi di economista, da Fabio Panetta, il futuro Governatore della Banca d’Italia. Ed allora, “meditate e studiate gente”, prima di urlare nelle strade o in TV, per non confondere ancor di più la politica, con un altro pernicioso “ismo”, quello dell’infantilismo.

Giuseppe Fauceglia

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