Secondo la nota sigla, dalla valorizzazione del patrimonio enogastronomico nazionale dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico ed occupazionale. Il cibo è dunque la voce più importante del budget della vacanza estiva nel Belpaese, tanto che è divenuto per molti turisti la principale motivazione del viaggio con il boom del turismo enogastronomico anche grazie alle numerose iniziative di valorizzazione: dalle sagre alle strade del vino, fino agli oltre 25mila agriturismi.
La cucina nostrana è diventata leader mondiale potendo contare sull’agricoltura più green d’Europa. 5547 specialità sono ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 319 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86mila aziende agricole biologiche, 25mila agriturismi che conservano da generazioni i segreti della cucina contadina, 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica.
Come dimostra la candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco, quello italiano è decisamente un patrimonio da tutelare. E, considerato che sei italiani su dieci (60%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità Made in Italy taroccati, ciò diviene finanche una vera e propria necessità.
Il campionario è assai vario e fantasioso: si va dagli spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano sino al tiramisù con la panna al posto del mascarpone. Ci sono pure gli spaghetti alla bolognese, una invenzione per stranieri completamente ignota nella città emiliana.
di Tony Ardito
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