L’archivio del fotoreporter Francesco Jovane (originario di Nocera Inferiore) – acquisito al patrimonio museale il 4 luglio 2009 e dichiarato nel 2018 di interesse storico particolarmente importante, ai sensi del d. lgs 42/2004 – ha una consistenza stimata (dunque si attende l’emersione di ulteriore materiale) di circa 40mila fototipi in materiale negativo bianco e nero, diapositive a colori, oltre che stampe su carta fotografica. Costituisce tutta la produzione professionale di circa un cinquantennio di Francesco Jovane, uno tra i più importanti fotoreporter italiani degli ultimi sessant’anni. Il fotografo attivo dal 1950 al 2002 (anno della sua morte) copre tutti i maggiori avvenimenti della seconda metà del Novecento italiano e internazionale. L’Archivio raccolto in 33 grosse scatole di cartone è stato custodito in ambiente termoigrometricamente controllato.
Non solo cronaca ma anche documentazione di fatti storici e denunce di degrado e crimini: dall’invasione sovietica in Ungheria alla Primavera di Praga, alla rivolta in Algeria, al colpo di Stato in Congo, Cile, Bolivia, alle guerre tribali tra Hutu e Tutsi; dalla tragedia delle miniere belghe di Marcinelle a quella del Vajont; dalla guerra in Indocina e in Vietnam, alla guerra del Golfo; dal degrado dei manicomi alla vita infernale dei detenuti a Poggioreale; dalla guerra di camorra, al terremoto del 1980 in Irpinia-Lucania; dall’Iran uscito dalla Rivoluzione alla caduta del muro di Berlino, a Chernobyl. I reportage su personalità come Salvador Allende, Pablo Neruda, Umberto di Savoia, la famiglia Kennedy, Nasser, Kruscev, Kissinger. Molteplici gli eventi mondani e cinematografici come quelli con Totò e Anna Magnani, Luis Buñuel, Burton e la Taylor, Eduardo, Onassis e la Callas, De Sica e la Loren (questi ultimi sul set di Matrimonio all’italiana). Altrettanto importante il periodo di corrispondenza fotogiornalistica come accreditato presso la Zarzuela, dimora dell’allora principe Juan Carlos di Borbone, futuro re di Spagna, e poi tanta documentazione di colore, corrispondenza privata e professionale.
«L’importanza dell’operazione è in primo luogo di tipo educativo – spiega Gabriele Capone, dirigente della Soprintendenza archivist
A confermare la qualità del progetto è il presidente dell’Associazione IL DIDRAMMO APS, Vincenzo Petrosino, di cui il Mudif è la “costola” museale. «Quando ero un ragazzo – ricorda il presidente – aspettavo che Jovane tornasse dai suoi reportage fotografici in giro per il mondo, spesso esponeva le sue documentazioni fotografiche, in un locale vicino al bar Nasti a Nocera. Quelle foto parlavano di eventi lontani, suggestioni, curiosità. Noi del Didrammo e Mudif abbiamo preso in carico ufficiosamente il fondo dal 2009 e dal 2012 abbiamo perfezionato l’atto di donazione. Il motivo è duplice. Da un lato queste testimonianze raccontano in maniera singolare e originale il secolo breve e aiutano anche la ricostruzione di quegli eventi. Un secondo motivo è legato al personaggio. Ciccillo Jovane aveva un istinto strepitoso, quello di cogliere l’attimo con la sua macchina fotografica. Ecco allora vogliamo raccontare quest’uomo inquieto, i suoi viaggi, l’esperienza negli anni Settanta con la sua agenzia a Napoli, l’Alfa Press service, all’interno della quale si è formato anche il nostro direttore Rosario Petrosino. Un cerchio che si chiude».
A fargli eco è lo stesso Rosario Petrosino, direttore del Mudif: «Finalmente apriamo tutte le scatole per vedere minuziosamente la quantità e il contenuto. Si avvierà il recupero del fondo con la pulitura e la sistemazione nel nostro archivio. Dopo questa prima fase, con un secondo step, speriamo, ci sarà la digitalizzazione e catalogazione. Tra il materiale trovato, anche episodi circoscritti come la guerra di camorra e Cutolo, la tragedia di Enzo Tortora, il degrado delle periferie campane, fino ad arrivare ad eventi nazionali e internazionali come il reportage sui manicomi prima e dopo la legge Basaglia o i lavori al seguito dei gauchos in Argentina. Insomma è una finestra aperta sulla storia del Novecento. Tutto questo è stato possibile principalmente grazie all’aiuto e al supporto della Soprintendenza