Vorrei partire dall’affermazione dell’Amministratore delegato della Salernitana, Maurizio Milan, che ha ripetuto più volte che “l’apertura della curva Nord sarebbe una vittoria non solo della Salernitana, ma soprattutto della città, perché significherebbe disporre di ulteriori 7000 posti”, e dall’amara constatazione del patron Danilo Iervolino, secondo il quale “a Salerno tutto sta diventando maledettamente difficile”.
Il problema non riguarda solo la piena agibilità dello stadio, ma pure la creazione di infrastrutture sportive che consentano lo sviluppo, sempre più determinante, del settore giovanile. Cominciamo con sottolineare che quella della curva Nord non è questione degli ultimi tempi, sono dodici anni (se non più) che quel settore resta precluso alla tifoseria a causa di lavori e di adeguamenti che il Comune di Salerno ha sempre rimandato, nonostante l’anello superiore sia stato interessato dalle opere realizzate con i fondi delle Universiadi.
Le dichiarazioni del dirigente del Comune, Felice Marotta, accompagnato dallo capo-staff del Sindaco, Vincenzo Luciano (già dirigente del PD locale), hanno spento ogni speranza di un’apertura della struttura finanche nel corso di questo campionato. Invero, ritenere che tutto possa ridursi ad una questione di ordine pubblico, in assenza di un congruo numero di tornelli e di adeguati percorsi esterni ed interni che assicurino la divisione delle tifoserie, appare più una scusa che una giustificazione reale.
Se il problema resta quello dell’inesistenza di fondi adeguati da parte di un Comune, ormai prossimo al collasso finanziario (come ritiene anche la maggior parte di tecnici indipendenti), allora la soluzione concreta potrebbe risiedere nell’affidare alla Salernitana per un congruo numero di anni la gestione diretta dello Stadio, prevedendo che la società possa realizzare in proprio le opere necessarie.
Sarebbe questa un’occasione per approntare una vera struttura sportiva adeguata agli standard internazionali, con la creazione di spazi di ristorazione e di svago, non solo finalizzati al godimento degli eventi sportivi (con vantaggio anche dello sviluppo urbanistico del territorio).
Mi pare che Salerno, che un’amministrazione trentennale vorrebbe (a parole) “città europea”, in questo modo ne trarrebbe un vantaggio immediato, che resterebbe un’occasione per presentare all’esterno una struttura non più fatiscente ed obsoleta (come l’attuale). Naturalmente, ciò finirebbe per privare l’onnivora amministrazione comunale del potere di attribuire licenze e concessioni di posti di ristoro a “soggetti”, a volte finanche privi di un’adeguata capacità finanziaria ed organizzativa.
Il problema dell’ammodernamento dello stadio secondo prospettive più moderne e interconnesse con altre attività commerciali, non è di oggi, ma ormai risalente nel tempo, qualora si volessero esaminare anche le questioni che hanno interessato la gestione Lombardi (che ho avuto, come professionista, occasione di affrontare, come i tifosi ricorderanno, nel 2013 con l’attribuzione al legittimo proprietario del marchio del “Cavalluccio marino” e dei segni sportivi, avvenuta solo a seguito di una sentenza della Sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Napoli), e del conseguente fallimento della “Salernitana Calcio 1919”, risultato, probabilmente, di operazioni, ancora oscure, poste in essere da “forze” estranee alla società.
Si tratta di fare una scelta che implica un arretramento dell’ingerenza del Comune, a vantaggio degli interessi della tifoseria e della Salernitana, nell’esclusivo interesse della comunità, anche al fine di calmierare i costi degli biglietti (per chi li “paga”) e degli stessi abbonamenti. Vi è, però, che “il grido di dolore” dei tifosi, ad oggi non ha sortito alcun effetto, nonostante i numerosi interventi pure nel frattempo realizzati in altre strutture (penso a ciò che è stato fatto per lo Stadio Maradona a Napoli), mentre il Comune è rimasto sordo ad ogni possibile soluzione alternativa (come quella innanzi proposta). Un altro segno, se mai ve ne fosse stato bisogno, dello stallo, anche progettuale e di idee, che da circa un decennio ormai affligge la nostra Città.
Giuseppe Fauceglia