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Cinema: Massimiliano Gallo spiega ai Giffoners la forza delle proprie fragilità

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“Sono proprio contento di conoscervi, ditemi i vostri nomi a-uno-uno” – arriva sul palco della Sala TruffautMassimiliano Gallo, saltando le scale a-due-a-due” incontro ai jurors che lo aspettano carichi di aspettative. E, le aspettative, non vengono affatto disattese. In assoluto il principe delle fiction, che vive un momento di grande ascesa professionale tra cinema, teatro e tv, una carriera messa in evidenza dalla presa d’assalto sul carpet al #Giffoni53 dove non manca di dispensare selfie, strette di mano e, soprattutto, sorrisi aperti. 

“È un affetto che sento, tangibile e, infatti, io le persone dopo gli spettacoli le tocco, le abbraccio proprio”. Inizia a recitare da piccolissimo, all’età di cinque anni in una sorta di iniziazione, e a chi tra i ragazzi gli chiede come abbia imparato a gestire emozioni e consapevolezza nel tempo, una risposta su tutte è assoluta: “Con l’istinto. Crescendo non ci sono mai stati dei dubbi, io volevo proprio fare questo, ma a volte si dà per scontato il percorso” – soffermandosi a dispensare anche consigli a chi vuole iniziarlo questo percorso: “Capisci di avere il fuoco dentro quando senti di non poter fare altro, per cui ti prenderai le mazzate, assisterai a episodi di non-meritocrazia, ma tu continuerai” – e aggiunge, facendo un volo pindarico nell’album dei ricordi: “Ho iniziato 35 anni fa col cabaret, ci esibivamo anche nelle birrerie con mio fratello e senz’altro questa gavetta mi è servita a farmi le ossa. I percorsi vanno visti sulla lunga durata, lì si capisce se si tratta di una stella o di una chimera”.

A metà settembre torna a Salerno per girare la seconda stagione della serie TV di Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso, figlio della penna di Diego De Silva. Un personaggio goffo e imperfetto a cui è affezionato per un motivo in particolare: “Credo abbia fatto bene un po’ a tutti, nella sua imperfezione. Oramai raccontiamo un mondo che non c’è e in questa ricerca spinta della perfezione a tutti i costi, i ragazzi invece devono capire che i punti forti sono proprio i difetti”.

In un gioco di ruoli al contrario, invita a mettere in discussione, finalmente, gli adulti: “Probabilmente vi abbiamo consegnato un mondo sgangherato. Ai miei ragazzi, Leon di 11 anni (figlio della sua compagna che è anche qui con lui) e Giulia di 21, insinuo spesso il beneficio del dubbio rispetto a ciò che dico. Ecco, contestate chi ha tutte queste certezze, ma non per diventare anarchici, quanyo per far sentire che avete voce in capitolo”. A proposito di sua figlia, nello svelare una curiosità che l’ha vista ex-giffoners per qualche anno, racconta per bocca sua: “Una delle esperienze più belle e formative che abbia mai vissuto. Dopo Giffoni non si torna indietro, un’idea così geniale che unisce menti e popoli. Spero non abbia mai fine, è il luogo delle opportunità”.

Rimarcando il rapporto padre-figli, da figlio d’arte, è inevitabile il paragone con il suo papà, Nunzio Gallo, ma riconosce che sarebbe assai difficile, presto o tardi, interpretarlo: “Entrerebbero in gioco troppe variabili, ma mi piacerebbe venisse raccontata la storia della persona molto umile che è stata, con una carriera che parte da lontano, fin da quando gestiva con mio nonno una futteria in Vico Sette Dolori, nel cuore pulsante di Napoli. Ecco, questo potrebbe essere di esempio per far capire alle nuove generazioni che non tutto quello che sembra segnato resta così, irreversibile”.

A suo padre, con un velo di commozione, riconosce il grande entusiasmo che gli ha trasmesso: “Lo ringrazio, pubblicamente, perché ha mantenuto viva in me la forma del gioco. Sembro sempre al primo giorno di scuola quando mi presento al lavoro”. La voglia di mettersi in gioco, la curiosità, la passione e la gioia di vivere prendono per mano la sua voglia di restare bambino e di “non prendersi troppo sul serio” – piuttosto – “come i bambini, rischiate, non restate nella vostra zona di comfort, siate curiosi di fare nuove scoperte, di cadere e rialzarvi”.

E la parola gioco torna sovente nella chiacchierata dove viene fuori tutta la sua verve comica, che lo ha fatto conoscere agli amanti della commedia classica, apprezzata anche dai giovanissimi, non in ultimo nella rivisitazione di Filumena Marturano (prodotto Rai), nelle vesti di Mimì Soriano, in assoluto tra i filmati più scaricati su TikTok proprio dai più giovani: “Il comico ha un ruolo nobile: è un angelo che deve volare alto”.

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