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Racconto estivo (di Cosimo Risi)

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Siamo in migliaia, i meridionali della diaspora che rientrano nel luogo di origine per le feste comandate. La mia è una città di mare, la spiaggia è rito ancestrale da praticare sempre.

Oggi fa caldo, ma dove non fa caldo d’estate. Le zanzare ronzano, ma dove non ronzano le zanzare. I ragazzi schiamazzano, ma sono guaglioni, anche io a quell’età… L’altoparlante spara musica elettronica, non è il mio adorato Mozart, ma Wolfgang Amadeus non si presta per il ballo sulla pedana in cemento.

Mi picco di essere un intellettuale, sono affetto da una malattia perniciosa e non contagiosa. Finalmente ho il tempo per dedicarmi alla lettura. In libreria chiedo al commesso Non-lieux di Marc Augé. Declamo il titolo in francese,  leggo in lingua originale.

Somiglio a Alain Elkann, di lui ho letto il racconto a bordo del treno  Roma – Foggia. Con il fascio dei giornali,  ha  la Recherche du temps perdu di Marcel Proust in originale, ecco perché si sorprende quando il treno ferma a Benevento. Lazio e Puglia non confinano? Allo stesso modo mi sorprendo che l’AV Roma – Pompei sosta a Napoli Centrale. Che linea diretta è per portare i turisti agli Scavi?

Il commesso ripete il titolo in  francese e precisa che del libro, con la morte dell’Autore, è rimasta solo la versione italiana. Il cliente può accontentarsi? Faute de mieux, in mancanza di meglio, il cliente accetta.

Nello zainetto di cuoio ho Sapiens da uomini a dèi di Yuval Noah Harari. Uno che si chiama Noah (Noè) e vive in Israele ha l’antropologia nel destino. Discendiamo tutti da Homo Sapiens, quello che sulla Terra  soppiantò gli altri ominidi. Ho anche l’inevitabile Financial Times in carta rosa, i miei vicini sicuramente lo confonderanno con la Gazzetta dello Sport.

Sulla sdraio, all’ombra mobile dell’ombrellone, la Terra gira attorno al Sole e tocca spostarmi di continuo, colpa di Galileo che la scoprì roteare invece di starsene ferma, alterno la lettura all’osservazione dei bagnanti e soprattutto delle bagnanti. Conservo gusti vintage, non mi adatto ai pregi della fluidità.

I signori esibiscono fianchi larghi e spalle strette, i radi capelli da brizzolati a bianchi, l’atteggiamento stropicciato di chi pensa “che ci faccio qui al calore mentre stavo così bene nel refrigerio dell’ufficio, ora poi che posso ammiccare alla collega senza rischiare, hanno assolto Kevin Spacey e quell’americanata di MeToo sta per finire”.

Le signore offrono una vista più variegata. Dipende dal tipo di spiaggia. Il mio è un lido chic. Lo capisci dagli ombrelloni  disposti geometricamente, i pregiati in prima fila e gli altri dietro, fino a lambire le docce che ti prendi gli schizzi, dal bagnino con la calotta rossa aperta sui tatuaggi, la forcina ai capelli, l’orecchino scintillante, il passo sicuro a piedi nudi sulla sabbia bollente.

Il bagnino fischia al passaggio della signora sulla battigia. Che quella stia tentando il tuffo nell’onda mossa? No, la signora incede maestosa in due pezzi rosa, gonfio nelle parti giuste. Le protuberanze non si muovono al ritmo dei passi, stanno marmoree al loro posto, lo scultore le ha ben modellate. La bimba al suo fianco è bella anch’essa, bionda e abbronzata, un giorno avrà  l’età giusta per il giusto ritocco.

Apprendo da Augé che gli umani dei paesi sviluppati, il nostro è un paese G7, si dividono in tre categorie: i potenti, i consumatori, gli esclusi. “I potenti, che mascalzoni, e tu cosa fai? Li perdoni?”: in testa mi risuona Se fossi un angelo di Lucio Dalla. Quello aveva ubbie catto-comuniste, ignorava che i potenti di oggi non hanno da farsi perdonare, sono modelli da ammirare e, inutilmente, emulare.

Non scendono in spiaggia fra i consumatori, essi generano i consumi dei consumatori. Potente sarà il proprietario del veliero trealberi alla fonda. A bordo, l’equipaggio di uomini  biancovestiti cala il canotto in mare per l’augusto ospite.

I consumatori siamo noi. Paghiamo l’ingresso in spiaggia, ci affolliamo al bar al mattino per il caffè, a mezzogiorno per il light lunch, ormai neppure al Sud si mangia cotoletta e parmigiana  con anguria a chiudere, il pomeriggio per l’apéro leggermente alcolico.

E gli esclusi, dove sono gli esclusi? Si ammassano oltre le transenne che separano il lido a pagamento dalla spiaggia libera. La curiosità mi spinge a varcare la barriera, la ritenevo  chiusa, scopro che posso passare di là mentre quelli di là non possono venire di qua.

Anche gli esclusi sono Sapiens, come in Harari. La diversità è nel numero delle persone accucciate sotto agli ombrelloni. Gli esclusi sono i soli ad andare al mare con anziani e bambini. I piccoli sono, da contratto, caciaroni e pienotti. La nonna, ancora in gamba, fa da babysitter: ovviamente free of charge, a gratis. Alcuni hanno la pelle scura, i riccioli, il sorriso aperto di chi contrasta il calo demografico. Sono la nostra risorsa.

Arrivederci a settembre.

di Cosimo Risi

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