Per il tipo di “bottino” gli autori di questo bel “capolavoro” non può essere “ascritto” alla lista degli ignoti.
Chi lo ha fatto sapeva benissimo che quel megafono, quel microfono, quella cassa di amplificazione e le bandiere sono “attrezzi da lavoro” di chi milita e offre il proprio tempo e la propria intelligenza per una funzione aggregante nel quartiere che, pur essendo come distanza vicina al centro, è uno dei tantissimi rioni degradati di questa città.
Tali “personaggetti” vogliono lanciare un segnale ben preciso: chi continua con ostinata e convinta convinzione ad opporsi alla cultura della sopraffazione dell’uomo sull’uomo e contro qualsiasi logica perversa di sfruttamento deve essere fermato.
Che poveri illusi sono costoro.
L’associazione Memoria in Movimento esprime la sua più convinta solidarietà ai compagni e alle compagne della Casa del Popolo “Vesna” di via Passaro 7.
Siamo anche coscienti che in questo nostro paese qualcuno si sente in dovere di poter uscire dalle tane in cui erano rintanati fino ad oggi.
Ed è per questo che è nostra opinione che non solo i militanti e le militante della Casa del Popolo non si fermeranno ma che l’intero movimento antifascista di questa città sarà in grado di farli ritornare nelle loro tane.