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Enel mette in crisi la Nexans di Battipaglia: 180 lavoratori a rischio. Allertate segreterie di categoria

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L’Enel, azienda multinazionale italiana dell’energia elettrica, rischia di mettere in crisi lo stabilimento della multinazionale Nexans che sorge nella zona industriale di Battipaglia.

La Nexans, di casa madre francese, produce cavi di bassa e media tensione e il 50% del suo indotto si basa sulle commesse dell’Enel. L’Enel però, da quando Flavio Cattaneo è stato nominato nuovo amministratore delegato, ha bloccato tutte le gare tenendo di fatto ferma la produzione. La multinazionale dell’energia elettrica ha giustificato questa scelta dichiarando di poter fare affidamento su una cospicua produzione in giacenza. In sintesi, i magazzini dell’Enel sarebbero pieni.

E’ la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) composta dai lavoratori Luca Selce, portavoce, Damiano Di Matteo, Patrizio Longo e Vincenzo Barra a raccontare il dramma che in queste settimane stanno vivendo i centottanta lavoratori dell’azienda per i quali null’altro si è potuto fare se non avviare la Cig Ordinaria ovvero, la cassa integrazione, per tredici settimane. L’ammortizzatore sociale a cui si è ricorso dovrebbe durare tredici settimane, ma la paura per i lavoratori che dal 21 agosto scorso ad oggi non vedono alcuno spiraglio, è tanta.

«La scelta aziendale dell’Enel si ripercuote su noi lavoratori, sulle nostre famiglie e sul nostro territorio – dichiara Luca Selce, portavoce Rsu-. Ci avevano promesso volumi straordinari di lavoro di cui non c’è traccia. Abbiamo allertato il delegato Cae della Nexans Italia che per la fine del mese avrà un incontro con i vertici aziendali francesi per riferire della situazione. Abbiamo altresì allertato le segreterie provinciali e nazionali di categoria. Chiediamo risposte. Quello che sta accadendo è l’ennesima mortificazione che subiamo nell’area industriale del nostro territorio. Abbiamo già pagato. Le aziende dell’area industriale vivono nella stessa incertezza. Non vogliamo più pagare per le colpe di altri. Chiediamo che venga subito aperto un tavolo di confronto presso il ministero delle Imprese. Vogliamo risposte concrete sul nostro futuro. Non escludiamo, qualora non dovessimo avere risposte concrete, di mettere in campo vere e proprie azioni sindacali».

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