Nel 1985 l’omicidio del brigadiere arrivato in Calabria alla fine degli Anni 70. E poi i processi, le assoluzioni, il buio sul commando che lo uccise. Ora la Dda di Reggio Calabria riaccende i riflettori e lo fa con accertamenti dei carabinieri su reperti e tracce di sangue ritrovati sul luogo del delitto.
Sarebbero quattro gli avvisi di garanzia, notificati agli indagati prima degli accertamenti tecnici irripetibili che saranno eseguiti dai Ris di Messina nelle prossime ore. Si tratta di indumenti, sassi e toppe di asfalto. Si cerca il sangue di uno dei killer.
Tripodi setacciava covi e bunker per rintracciare le persone sequestrate e alle cosche non dava tregua, con perquisizioni e arresti. Fu allora che la ‘ndrangheta decise di eliminare quel giovanissimo comandante che non mollava mai. La sera del 6 febbraio del 1985 un commando lo bloccò mentre faceva rientro a casa. Tripodi reagì sparando con la pistola di ordinanza, uno dei killer rimase ferito. E probabilmente quel sangue si vuole estrapolare dai reperti per risalire a un profilo genetico.
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