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Salerno: inaugurata la piazza intitolata a don Enzo Quaglia

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Inaugurata, dinanzi al Tempio di Pomona, nel centro storico di Salerno una piazza intitolata a don Enzo Quaglia  che guidò la comunità del centro storico per sessantadue anni, fino alla scomparsa nel 1999. Proprio domani, 30 ottobre, ricorrono i ventiquattro anni dalla dipartita dell’indimenticabile presbitero. Si realizza così un vecchio desiderio del suo successore alla guida della comunità, don Franco Fedullo, morto improvvisamente nel 2022, che per anni aveva coinvolto l’intera comunità nel promuovere l’intitolazione di una strada a don Enzo.

Presenti: il sindaco Vincenzo Napoli, l’Arcivescovo Monsignor Andrea Bellandi, e don Pietro Rescigno (parroco di San Domenico).  Nella consueta video-intervista dell’ultimo venerdì del mese, rilasciata alla sua portavoce Marilia Parente, Mons. Bellandi ha riconosciuto l’intitolazione come «il giusto riconoscimento a un sacerdote che per sessantadue anni ha svolto il suo ministero come parroco a San Domenico e particolarmente ha curato i giovani, anche e soprattutto i giovani che dopo la guerra si sono trovati senza abitazione o senza genitori. Lui ha curato, insieme al vescovo Moscato, lo sviluppo e l’educazione umana di questi ragazzi. Sono stati i luoghi del centro storico quelli teatro della sua attività. Per questo c’è sembrato importante, e questo a opera soprattutto dell’iniziativa dell’associazione Salernitani Doc, promuovere questa intitolazione dello spazio antistante il Tempio di Pomona a questo sacerdote morto nel 1999 e che tutti ricordano con grande gratitudine e affetto».

Enzo Quaglia (1912-1999) nato il 28 maggio 1912, a Salerno, fu ordinato sacerdote nel 1935 e destinato dall’alloraarcivescovo Monterisi come vice parroco presso la parrocchia di San Domenico. Due anni dopo, per la morte del parroco Notari, assunse venticinquenne la responsabilità di guidare la comunità residente tra piazza Porta Rotese, via Camillo Sorgente e via Principessa Sichelgaita. Durante i sessantadue anni della sua attività pastorale, ha contribuito in misura significativa alla crescita anche sociale e civile del quartiere, curando particolarmente la formazione dei giovani e andando incontro alle esigenze delle famiglie in difficoltà. Tra il 1944 e il 1948, promosse e avviò l’assistenza agli orfani nel periodo dell’immediato dopoguerra, caratterizzato da gravi difficoltà materiali; spinto dall’arcivescovo Moscato, accolse nei locali del Palazzo Arcivescovile centinaia di ragazzi, strappandoli alla strada e assicurando loro casa, vitto e possibilità di studiare. La “Opera Ragazzi Nostri” costituì un esempio dell’Italia impegnata nella ricostruzione morale e materiale, basata sulla solidarietà e sull’attenzione agli ultimi.

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