È pur vero che bisognerebbe stigmatizzare la contenzione ai pazienti, pratica questa in disuso, ma chi tenta di deviare l’opinione dovrebbe spiegare il perché di tale gesto e semmai considerare la modalità del prevenire una caduta da barella o letto per quei pazienti dissociati o poco collaborativi dal punto di vista neurologico. Oltremodo perché rendere surreale un qualcosa che sarebbe di sconcertante, come il non dare a mangiare e bere per giorni i pazienti non autosufficienti, mentre che a fronte dei 70 ingressi a cui potrebbe se ne trova a dover fronteggiare oltre 100 e a tratti anche oltre i 120 in ambienti che strutturalmente non sono idonei. Con determinazione sosteniamo senza tema di smentita che i lavoratori del presidio che operano nella struttura d’emergenza del Ruggi sono e continueranno ad essere dei professionisti di spessore e che i pochi secondi di ripresa oltre ad essere tendenziosi e non rappresentano la realtà di minuti, ore, giorni e settimane di assistenza continua e continuativa che con alta dedizione al lavoro e nonostante gli innumerevoli problemi di sovraccarico di lavoro che grava su tutti gli addetti.
Infatti da tempo sollecitiamo la Direzione Strategica ad attivare un cambio nella gestione della struttura per tentare di attivare soluzioni praticabili nonostante la grave situazione in cui versa la sanità regionale e quella territoriale della nostra provincia. Un cambio di passo e di strategia attraverso un cambiamento dei modelli organizzativo, doveroso e non più procrastinabile.
Le attuali modalità operative sono obsolete e nasce una obbligata necessità di condividere i percorsi con protocolli condivisibili tra Dipartimenti ed Aree Integrate, insieme alle Parti Sociali e gli operatori del comparto interessato. In più occasioni è stata indicata la necessità un cambiamento per consentire l’abbattimento dei tempi d’attesa e l’ottimizzazione nell’utilizzo del personale per garantire rapide diagnosi differenziale da effettuarsi in tempi brevi e garantire cure appropriate per il paziente bisognoso di assistenza primaria.
Perseguire lo scopo di prevenire, di promuovere le attività sanitarie con competenza e leadership, diversificare l’organi-funzionigramma superando quello attuale basato sul modello centralista-burocratico con il “modello dipartimentale-per aree omogenee” basato sull’intensità di cura. Bisogna cominciare ad ipotizzare una riorganizzazione della rete dell’emergenza, di quella ospedaliera e soprattutto di quella territoriale allo stato arretrata e non rispendente ai bisogni delle persone, attraverso una progettualità integrata con ASL e comparto privato, per sperimentare diverse e nuove modalità per erogare prestazioni e garantire salute e lasciarsi indietro le vecchie logiche di gestione della complessa filiera sanitaria.
Sicuramente saremo propositivi e coerenti a sostegno dell’attuale dirigenza dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno qualora, in continuità con quanto sta realizzando, il Direttore Generale Vincenzo D’Amato si renda promotore di avviare un nuovo percorso con autorevolezza e ragionevolezza, fermo restando che la nostra organizzazione continuerà ad essere dalla parte di tutti i lavoratori che ogni giorno concorrono, nelle difficoltà e nei modi possibili, a garantire un servizio dignitoso ai cittadini tutti. Questa è l’unica strada percorribile poiché, in assenza di una riorganizzazione concreta dei servizi e delle attività, tra poco meno di 20 la sanità pubblica potrebbe scomparire definitivamente.
Segretario Provinciale Alfonso Della Porta
Il Capo Dipartimento Sanità Pietro Antonacchio
I delegati RSA/RSU CISL FP AOU Salerno
la sanita a salerno non funziona… facciamola funzionare