“La proficua attività di condivisone di esperienze e professionalità su temi sensibili – si legge nella nota – quali la tutela dei minori delle famiglie in crisi, anche ove connotate da ipotesi di presunta o accertata violenza domestica, da un lato implica la circolarità dei saperi tra le plurime professionalità coinvolte, ma dall’altro impone, per il rispetto delle regole democratiche a tutela della collettività e delle istituzioni, che l’attività giudiziaria, unico presidio legale finalizzato all’accertamento dei fatti e alla conseguente adozione di provvedimenti, resti immune da forme pervasive di monitoraggio, pressione e coercizione indiretta, praticate da soggetti terzi spesso con pregiudizio, in assenza di competenze giuridiche e di elementi completi di conoscenza, ovvero – circostanza ancor più grave – con la ingannevole e disfunzionale percezione di un proprio atipico ruolo esterno nell’esercizio concreto della giurisdizione, incompatibile, se non eversivo, rispetto alle regole democratiche dello stato di diritto”.
“Vanno pertanto rispediti al mittente, con la fiducia nella doverosa e certa impermeabilità degli Uffici giudiziari – concludono i firmatari della nota – forme o modelli di azione extragiudiziale provenienti da soggetti singoli o organizzati, estranei alla Magistratura, che possano ritenere legittime, con preoccupante eco mediatica, azioni o iniziative politiche e di giustizia che, esorbitando dal diritto di critica, si trasformino in forme di marcato assedio mediatico ai danni delle istituzioni e in illegittime e sincroniche azioni di indebita pressione sull’attività giudiziaria chiamata a decidere su specifiche vicende con terzietà, equilibrio ed indipendenza”.