“Per questa sentenza – dichiara l’amministratore del centro, avvocato Domenico Vuolo – si è parlato di una nostra vittoria. Non è così, più che la nostra vittoria questa è la sconfitta di ciò che dovrebbe essere la trasparenza, il corretto dialogo tra istituzioni e società. Perché le liste di attesa sono un tema su cui c’è l’impegno prioritario sia dello Stato che della Regione, e questo impegno parte dalla conoscenza. In più le liste sono quanto di pubblico possa esistere. È la legge a dirlo. Addirittura, con il D.lgs. 33 del 2013 obbliga le ASL e le strutture a pubblicare le liste di attesa nel loro sito. E invece per la riabilitazione tutto questo deve essere ignorato, addirittura il 35% delle strutture non ha neanche un sito e nessuno gli dice nulla. Insomma si nega perfino il fattore fondamentale che è quello dei dati sul fenomeno. Tanto è vero che per avere ciò che deve essere pubblico siamo dovuti ricorrere al magistrato. E non una ma ben due volte, con sentenze identiche. Ma perché?”. Infatti quando Villa dei Fiori chiese le liste di attesa per il 2019 la ASL si oppose ma poi il Consiglio di Stato, nel 2022 dette ragione al centro di riabilitazione. La cosa si è ripetuta con la richiesta delle liste per l’anno 2022 e di nuovo il giudice, questa volta del TAR, ha dato ragione a Villa dei Fiori. “La prima volta – commenta Vuolo – si potrebbe pensare ad un errore, per quanto incomprensibile, ma la seconda volta è un perseverare privo di senso.
L’unica spiegazione è un atteggiamento di chiusura da parte di una burocrazia che non può essere al di sopra della legge. Comunque continueremo a non restare in silenzio, a non accettare ciò che è ingiusto, se lo si facesse andremmo tutti indietro invece che migliorare. Perché una situazione del genere danneggia tutto il sistema, con perdita di efficacia, di dialogo e anche di denaro”. Già, perché la ASL è stata anche condannata a pagare, complessivamente, 6.000 euro. “Soldi pubblici – dice Vuolo – buttati nel cestino per un modo di fare che deve cambiare definitivamente. A partire dall’assunzione di responsabilità diretta e personale di chi si ostina ad operare in modo contrario alle norme, e anche agli interessi della ASL”. “Quanto accaduto – aggiunge Vuolo – è talmente paradossale e paradigmatico che deve segnare un punto di svolta, per questo abbiamo ritenuto di chiedere, nel merito, una indagine da parte della Corte dei Conti. L’intenzione è del tutto costruttiva: contribuire, assumendocene la responsabilità, a fare in modo che le cose migliorino. Per tutti”.