Ho avuto report in tal senso e tutti mi riferiscono di una mancanza di fiducia verso quest’azienda, infermieri che dicono alle persone di andar via proprio per la situazione che si è venuta a creare. È un danno di immagine importante, difficilmente revocabile».
Il dottor Severino Iesu, cardiochirurgo di fama internazionale, che ad agosto 2023 , insieme alla sua equipe, ha lasciato la Torre Cardiologica e del nosocomio di via San Leonardo – come riporta oggi il quotidiano “Le Cronache” consultabile online – ha acceso i riflettori sulla sanità e in particolar modo sull’azienda ospedaliera universitaria di Salerno.
Lo ha fatto nel corso di un incontro che si è tenuto ieri sera, proprio mentre il presidente della Regione Vincenzo De Luca e il sindaco Vincenzo Napoli inauguravano Luci d’Artista, nella gremita sala del cinema San Demetrio nel corso dell’incontro promosso dall’associazione “Libertà e diritti” moderato dal giornalista Andrea Pellegrino che ha visto anche la partecipazione della presidente Maria Rosaria Viviano, del medico Pasquale Cirillo, del docente universitario Giovanni Boccia e del consigliere regionale della Lega, Aurelio Tommasetti.
«Hanno creato ad arte le condizioni inaccettabili di lavoro, non ero più in grado di garantire ai miei pazienti e ho capito di dover andar via altrimenti sarebbe caduto tutto a prescindere, anche se fossimo rimasti», ha rimarcato Iesu.
«Noi abbiamo deciso di autodistruggerci. La cardiochirurgia d’urgenza che aveva ereditato dal dottor Di Benedetto ad agosto ha deciso di autodistruggersi e ha creato due cardiochirurgie: una Pineta Grande Hospital, la più bella della Campania insieme all’ospedale del Mare e una a Campobasso perché nessuna ci poteva conferire tutti.
Oggi il mio gruppo, presso la struttura di contrada Tappino a Campobasso che conta oltre venti chirurghi, fa quattro cinque interventi al giorno; questo significa, in una proiezione annuale, tra i 950 e i 1000 interventi all’anno che ci consentirà di diventare tra i due o tre gruppi presenti in Italia che fa mille interventi all’anno. Mi sarebbe piaciuto fare queste cose al Ruggi ma non è stato possibile».
L’ultima stoccata: «Io per il Ruggi rappresentavo un problema e un fastidio. Oggi mi sento valorizzato, abbiamo messo in piedi un’attività di tutto rispetto nei numeri e nei risultati».
Magari avesse fatto i nomi ,senza sparare nel mucchio, prima di andarsene nella sanità privata a guadagnare molto di più.