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Il fascino indiscreto del parrucchiere (di Cosimo Risi)

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Luis Buñuel descrisse nell’omonimo film il fascino discreto della borghesia. I nuovi leader sovranisti amano il fascino indiscreto della pettinatura. Da quando il coiffeur è pour dames et messieurs, la cotonatura dei capelli è sdoganata anche per gli uomini di potere.

C’è un tratto comune fra Donald Trump, Geert Wilders e Javier Miliei: l’acconciatura vaporosa e, nel caso dell’americano, con sfumature aranciate.

Non è solo la capigliatura ad accomunarli. Il linguaggio esplicito se non brusco, le opinioni taglienti, gli atteggiamenti scomposti.

Di Trump molto sappiamo grazie al suo mandato alla Casa Bianca e molto  sapremo se a novembre, probabile candidato repubblicano, vincerà le elezioni presidenziali.

Di Geert Wilders pensavamo di averlo archiviato nell’album dei ricordi sfocati. Le dichiarazioni islamofobe, le tirate contro gli immigrati, il diniego degli aiuti agli Italiani, colpevoli di non pagare le imposte per contare sulle imposte altrui. Ovviamente tacendo che la fiscalità facile dei Paesi Bassi attira le aziende da tutta Europa impoverendo gli stati di provenienza. Il caso delle grandi firme italiane che hanno scelto Amsterdam è significativo.

Javier Miliei batte il candidato peronista per dare una sferzata ad un paese che non è mai uscito dal mito di Juan Peròn e di Evita. L’Argentina mira a rivaleggiare con il vicino Brasile non solo nel calcio, l’ultimo Mondiale l’ha vista vincente e può issare orgogliosa la bandiera di Leo Messi, ma anche nell’economia e nel ranking mondiale.

Il Brasile è tornato all’usato sicuro di Lula e si orienta ad una politica socialisteggiante ed amica dell’ambiente, l’Amazzonia è il cuore dell’ecologia planetaria. Anima i BRICS e si disallinea dal cosiddetto pensiero unico euro-americano in cerca di una terza via, senza però finire fra le braccia di Mosca e Pechino.

L’Argentina del vecchio Presidente peronista si proponeva di aderire ai BRICS e  tentare così la scalata ai vertici della diplomazia. Miliei interrompe il percorso. Programma le prime missioni all’estero  a Washington e Gerusalemme. Una decisa scelta di campo. Riguardo a Israele, serve a risarcire il vecchio peccato di aver ospitato i gerarchi nazisti in fuga. Il caso di Adolf Eichmann, sequestrato a Buenos Aires dal Mossad, ha fatto scuola.

E poi lo scioglimento della Banca Centrale per “dollarizzare” il sistema monetario. Basta con il peso iperinflazionato, bisogna affidarsi alla Federal Reserve ed alla sua politica restrittiva dei tassi. Consegnare le chiavi della politica monetaria agli Stati Uniti è una scommessa temeraria. L’economia può ricevere una sferzata liberista e generare un circuito virtuoso o collassare sotto i colpi della speculazione.

Le sue battute contro l’argentino Papa Francesco sono state pesanti alla vigilia: Bergoglio in quanto custode della casa del diavolo e profeta del comunismo. Francesco sta dando prova di misura congratulandosi con il Presidente eletto e programmando il mai realizzato viaggio in Argentina. Proprio durante il mandato di Miliei.

Wilders ha vinto le elezioni, non è detto che conquisti il Governo. Il fronte dei moderati, guidato dal Premier uscente Mark Rutte, starebbe approntando una cintura di sicurezza attorno a lui: per impedirne il premierato o, in subordine, condizionarne l’operato con iniezioni di ortodossia europeista.

Fra le parole d’ordine di Wilders, oltre alla lotta contro l’Islàm d’importazione e gli immigrati, è l’indizione di un referendum per Nexit, Netherlands exit. Non gli basta  l’insuccesso di Brexit, da cui nascono alcune fortune dei Paesi Bassi, Amsterdam che soppianta Londra come piazza finanziaria. Vuole riprendere la piena sovranità.

Da Bruxelles gli rammentano che i Paesi Bassi sono fra i sei padri fondatori della Comunità europea, la loro uscita sarebbe lo storico tradimento di un’idea profonda di pace.

Wilders è accreditato di simpatie per Vladimir Putin e di riserve sugli aiuti all’Ucraina. Essere amici della Russia prima del febbraio 2022 era considerato quasi un titolo di merito, alla diplomazia come al diritto penale non si dovrebbe applicare la retroattività. E d’altronde Wilders coglie un sentimento diffuso in Occidente. Si parla infatti di un piano Biden – Scholz per congelare il conflitto in Ucraina prima che tutto sia perduto.

Non dovrebbe cambiare l’atteggiamento riguardo al Medio Oriente. I Paesi Bassi, con la Germania, sono i tradizionali sostenitori d’Israele, il che segna una differenza con Belgio e Spagna, nonché con l’Alto Rappresentante, più vicini alla causa palestinese. Dai luoghi di battaglia, Pedro Sanchez e Alexander De Croo chiedono di fermare la strage dei cittadini di Gaza. Israele li accusa di favorire il terrorismo. Toni accesi da propaganda bellica. Non del tutto: la partita si gioca attorno al riconoscimento dello Stato di Palestina.

di Cosimo Risi

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