È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Censis su “La guerra in tavola” (diffusa in occasione del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione in collaborazione con The European House – Ambrosetti a Villa Miani a Roma) secondo cui la pandemia ha avuto sì riverberi negativi sulla popolazione, ma l’ha pure indotta ad avere comportamenti più consapevoli, a ridurre gli sprechi ed a riscoprire le buone pratiche d’un tempo.
Dunque, gli italiani hanno via via adottato contromisure per preservare in ogni caso qualità e quantità del cibo messo in tavola, ricorrendo alle proprie competenze nel selezionare, fare gli acquisti e cucinare.
Nella classifica delle nuove abitudini “salva carrello” praticate quando si fa la spesa si trovano al prima posto gli sconti e le promozioni e al secondo il taglio agli sprechi tramite la preparazione di ricette “del giorno dopo”. In base all’analisi, si portano il pranzo da casa oltre il 50% di dirigenti, 55% degli insegnanti, il 62% dei dipendenti esecutivi e il 63,9% dei lavoratori atipici.
Secondo i dati del Censis, circa il 76,95% di noi stila regolarmente una lista della spesa con la programmazione di cosa comperare che aiuta a tenere sotto controllo gli acquisti d’impulso ed a gestire con più oculatezza i budget familiari. Tale pratica viene utilizzata sia dal 72,2% di persone ad alto reddito sia dal 74% di coloro a basso reddito.
Sul 73% delle tavole nostrane è ritornata la cucina povera, ovvero ricette che non sono solo un’ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio.
di Tony Ardito
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