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Una città senza strutture pubbliche sportive: quando il cabaret è inutile (di G. Fauceglia)

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Apprendo che a causa di un problema alle caldaie di riscaldamento, la temperatura dell’acqua della piscina comunale “Simone Vitale” non consentirà lo svolgimento della prossima gara della “Rari Nantes” contro la “Roma Vis Nova”, che verrà disputata, a porte chiuse, presso la piscina “Scandone” di Napoli.

Evidentemente, non si tratta solo di un evento emergenziale, posto che i problemi che si sono da tempo registrati per la gestione e l’utilizzo della piscina “Simone Vitale” risalgano a qualche anno addietro e che, non essendo mai stati risolti, continuano a condizionare lo svolgimento regolare di competizioni sportive, anche di livello nazionale.

In effetti, non sono state destinate, neppure per l’ordinaria gestione dell’impianto, quelle minime risorse pubbliche ritenute indispensabili. Dispiace assistere al degrado di una città, che pure negli anni passati era stata addirittura indicata come modello di sviluppo, un degrado che coinvolge non solo le strutture sportive ma l’intero contesto urbanistico.

Nello sport questo pessimo risultato diventa determinante al fine di svalutare completamente gli impianti pubblici, da tutti usufruibili, in favore di iniziative private, in una logica che ormai sottende l’operato dell’amministrazione del capoluogo, che potremmo definire di crescente privatizzazione.

Questa constatazione non si riferisce solo al predetto impianto, ma riguarda l’intera gestione dello sport. Basti pensare all’abbandono decennale in cui versa il tanto sbandierato palazzetto dello Sport, addirittura assentito come linea di riferimento per la costruzione del nuovo stadio (sempre da realizzarsi con fondi pubblici e conseguenti appalti).

Per non parlare del degrado che affligge il vecchio stadio Vestuti, che pure potrebbe essere destinato ad attività sportive diverse da quelle calcistiche, in una prospettiva differente da quella indicata, non si comprende per quali motivi, in alcune trasmissioni dal vago sapore cabarettistico (anche perché sempre recitate “senza confronti”).

Oppure si immagina di destinare anche questo spazio all’edilizia privata, dalla chiara natura speculativa?? E non intendo toccare l’argomento calcistico, perché dovrebbe essere chiaro a tutti che una squadra che milita nella massima serie, non solo ha bisogno di uno stadio moderno, ma pure del sostegno delle istituzioni pubbliche.

In sostanza, non vi è una sola struttura, a parte l’impegno di qualche organizzazione sociale, capace di sviluppare un’idea dello sport, come manifestazione di socialità e finanche di recupero di fasce giovanili sempre più marginalizzate.

La irresistibile e, purtroppo, irrimediabile decadenza della città resta il frutto di una concezione autocratica della cosa pubblica, che dovrebbe sollecitare almeno lo sdegno della cittadinanza, sempre più ripiegata su stessa. Credo che non sia più sufficiente, per assolvere le coscienze, scambiarsi battute negli angoli delle strade o trincerarsi dietro le lamentazioni inutili.

E’ necessario recuperare la socialità e la collettività delle battaglie civili, senza divisioni di partito, ma nella prospettiva di creare una solida alleanza progettuale sul futuro della città, individuando temi di comune interesse. Lo sviluppo dello sport e delle sue strutture è uno di questi temi fondamentali.

Giuseppe Fauceglia     

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