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Attentato in Iran: l’Isis rivendica la strage alla tomba di Soleimani

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Lo Stato Islamico, in una dichiarazione sul suo canale ufficiale Telegram, ha rivendicato la responsabilità delle esplosioni che hanno ucciso ieri, 4 gennaio, almeno 84 persone a Kerman, in Iran, vicino al luogo di sepoltura dell’ex comandante delle Forze Al-Qods Qasem Soleimani, il capo delle Forze Al-Qods ucciso a Baghdad da un drone statunitense quattro anni fa.  L’Isis ha affermato di aver compiuto l’attacco, definendo Soleimani un “ipocrita”. L’Isis considera eretico il ramo sciita dell’Islam e ha già preso di mira santuari e siti religiosi in Iran. Nella rivendicazione ha anche identificato i due attentatori, Omar al-Muwahid e Saifullah al-Mujahid.

La rivendicazione è arrivata poco dopo che i mezzi di informazione statali iraniani hanno diramato la conferma delle forze di polizia sulla natura suicida degli attentati, smentendo la notizia delle valigette esplosive attivate da remoto, circolate nella serata del 3 gennaio. L’agenzia di stampa iraniana Irna ha affermato che dall’esame delle prove nelle indagini preliminari, compresi i filmati delle telecamere a circuito chiuso, è certo che la prima esplosione è stata un attacco suicida. L’altra esplosione è stata “probabilmente la stessa”, ma le indagini continuano.

Tra le più di 24 ore che hanno separato l’attentato dalla rivendicazione, Teheran ha lanciato diverse accuse. In seguito alle esplosioni, il presidente iraniano Ebrahim Raeisi e il ministro dell’Interno Ahmad Vahidi avevano accennato al coinvolgimento di Israele e degli Stati Uniti, senza però fare alcuna deduzione diretta.

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