Cani sentinella dell’ambiente. Si ammalano di tumori come noi e segnalano prima un rischio cancerogeno

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Raccogliere dati e informazioni utili sui potenziali fattori di rischio inerenti alla matrice ambientale, responsabili della genesi del cancro nella popolazione canina ed umana: è questa la finalità dell’“Indagine di Oncoepidemiologia comparata” sulla possibile correlazione tra ambiente e tumori nei cani e nelle persone, la cui presentazione ufficiale si è tenuta questa mattina presso l’Aula Cerra dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori Fondazione “Giovanni Pascale” di Napoli.

Lo studio è promosso dall’Istituto Nazionale Tumori “Fondazione Pascale” e dal Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università di Napoli “Federico II”. Il progetto si propone l’obiettivo di indagare i principali fattori di rischio inerenti alla matrice ambientale, responsabili della genesi del cancro nella popolazione canina ed umana, come ad esempio l’esposizione a pesticidi, tossine, metalli pesanti, IPA, ftalati, particolato aerodisperso, fumo di tabacco passivo o altre sostanze pericolose il cui potenziale cancerogeno è noto negli animali e nell’uomo.

«L’ambiente – afferma il direttore scientifico del polo oncologico, Alfredo Budillon – risulta essere sempre più implicato nella genesi del cancro anche se l’associazione cancro e ambiente non gode di esclusività essendo questa malattia multifattoriale e dipendente da altre variabili. La condivisione di spazi e ambienti della specie canina e umana comporta l’esposizione agli stessi inquinanti ambientali».

«Questo studio rappresenta un progetto importantissimo perché è un mirabile esempio di sinergia di saperi tra il mondo veterinario e il mondo medico – aggiunge il prof. Aniello Anastasio, Direttore del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università “Federico II” di Napoli – È una vera applicazione del concetto di One Health, non nella sua

staticità ossia intreccio tra salute dell’animale, salute dell’uomo e salute dell’ambiente, ma nella sua circolarità e condivisione dei saperi e dei dati. I risultati che saranno raccolti da questo studio saranno forieri di importanti ricadute in termini applicativi e, soprattutto, di prevenzione dei tumori».

L’“Indagine di Oncoepidemiologia comparata” consiste in un questionario on-line a partecipazione volontaria e completamente anonimo, rivolto a tutti quelli che posseggono o che hanno posseduto un cane. Potranno partecipare sia i possessori di cani (attualmente o in passato) affetti da cancro che persone affette da cancro con un animale in famiglia. Il questionario è compilabile on-line accedendo al link https://uniofqueensland.syd1.qualtrics.com/jfe/form/SV_1Z9msxVGA7aQILk?Q_CHL=qr  raggiungibile tramite la scannerizzazione di un QR-code presente su brochure e manifesti informativi. Il questionario è scaricabile dal sito web della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università del Queensland, partner del progetto. I dati raccolti verranno poi condivisi tra i responsabili scientifici del progetto per l’elaborazione statistica, lo studio e la successiva condivisione con il mondo scientifico sotto forma di abstract a congressi scientifici nazionali ed internazionali, pubblicazioni su riviste scientifiche, presentazioni a convegni. In conformità alla normativa sulla privacy, l’identità dei partecipanti rimarrà sconosciuta e non ci sarà modo per i ricercatori di abbinare le risposte a qualsiasi identità. Tutti i dati raccolti verranno archiviati in un unico database anonimo su un server protetto da password presso l’Università del Queensland, accessibile solo ai ricercatori partecipanti.

«La malattia neoplastica nel cane e nell’uomo – dice Orlando Paciello, docente di Anatomia Patologica e Responsabile del Servizio di Diagnostica di Patologia e Sanità Animale del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – in molte circostanze, si caratterizza per la stessa manifestazione clinica, potenziale metastatico e instabilità genomica. La principale differenza sta nella latenza, essendo minore nel cane, rende lo stesso una sentinella di un’allerta ambientale. Se riusciamo a capire che tipo di esposizioni sono implicate in modo diretto nel meccanismo di carcinogenesi dei cani, allora possiamo applicare misure di prevenzione e screening negli stessi e nell’uomo».

Lo studio consterà di due fasi: una prima fase prevederà la realizzazione di materiale informativo che verrà distribuito nelle strutture sanitarie veterinarie e nelle sale d’attesa dei centri oncologici dove si effettuano le chemioterapie in medicina umana. A sei mesi dall’avvio del questionario verrà effettuata una prima valutazione per definire la partecipazione ed eventualmente adottare misure per incentivarla. Nella seconda fase, ad un anno dall’avvio del questionario, verranno esaminati i dati raccolti e definiti i pattern di correlazione secondo gli obiettivi dello studio.

Oltre ad Alfredo Budillon e a Orlando Paciello, gli altri responsabili scientifici dello studio sono Chiara Palmieri, docente di Patologia Veterinaria presso la Scuola di Scienze Veterinarie (SVS) dell’Università del Queensland. Principali collaboratori: Ricardo Soares Magalhaes (The University of Queensland); Kei Owada (The University of Queensland), e Evaristo Di Napoli (Università di Napoli Federico II).

«Traiettoria molto interessante – dice il Direttore Generale del “Pascale”, Attilio Bianchi – quella individuata da questo progetto di ricerca. Ci aspettiamo interessanti spunti di riflessione sulla sempre migliore conoscenza dei meccanismi che interferiscono sulla genesi del cancro e la sua intercettazione precoce».

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