Il Comune di Salerno: la competenza e la trasparenza (di G. Fauceglia)

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Non sono abituato a criticare tutte le azioni messe in campo dal Comune o sottoporre tutti gli atti amministrativi a critiche dal tratto politico di bassa cucina. Ogni atto per me rappresenta un motivo di studio e di approfondimento, ed ogni azione amministrativa diventa terreno di verifica, senza alcun pregiudizio, della efficacia della scelta compiuta.

Ad esempio, non ho avuto alcun dubbio nel lodare le iniziative dell’assessore Ferrara, anche se la sua competenza mi pare un tanto accantonata dalla prevalenza filo-dinastica-deluchiana (che non ha, oggettivamente, le stesse qualità del de cuius), tendente ad escludere chi non rientra nel ristretto cerchio magico. Questa personale tendenza ad approvare le scelte che ritengo, nella mia modestia valutativa, corrette e coerenti con gli interessi della comunità, mi viene da una consolidata cultura politica, ben distante dagli urlatori di professione e dalle insufficienze cognitive.

Una lezione che mi venne dall’incontro, nel corso della presentazione di un libro all’Università di Torino, con l’allora Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, il quale – senza la corte dei tanti clientes che in genere accompagnano i Re/Governatori – si fermò amabilmente a dialogare con me e, una volta appreso che ero di Salerno, mi chiese qualche “idea” per le luci natalizie a Torino.

Allora, essendo venuto a conoscenza dell’iniziativa della dirigente dell’Istituto artistico “Filiberto Menna”, Ester Andreola, la quale aveva proposto che qualche strada cittadina fosse abbellita da luminarie (davvero) artistiche designate dagli stessi allievi della scuola, la riferii al Presidente, il quale pur essendo personaggio di spicco del PD, si ripromise di rappresentarlo all’allora Sindaca di Torino, Chiara Appendino, appartenente al movimento 5Stelle. Il PD, al tempo, era all’opposizione del governo nazionale giallo-verde ed era sostanzialmente all’opposizione anche al Comune.

Un esempio di come, pur tra diverse opzioni e posizioni politiche, nell’interesse delle comunità, possa realizzarsi una concorrenza di idee. Ciò, naturalmente, presuppone sia l’assenza di arroganza di chi detiene la maggioranza (ovvero il “potere”) sia l’intelligenza propositiva di chi è rimasto all’opposizione, ma si prepara per vincere la competizione elettorale.

Dunque, in presenza di una situazione di fatto che non è quella del Comune di Salerno, dove la preponderante maggioranza, sia pure attraversata dal rancore di qualcuno per “riconoscimenti” non ricevuti, è il frutto di un nascosto, ma palese nei fatti, patto di non belligeranza tra partiti e interessi elettorali apparentemente contrapposti, con conseguente tacitazione dell’opposizione, se si esclude qualche coraggiosa dissidenza.

Desidero, con queste premesse, affrontare il tema attuale, che ha suscitato più reazioni tra le famiglie interessate che puntuali prese politiche da parte dei consiglieri comunali (tranne qualche comunicazione sulla pagina facebook di Roberto Celano), del c.d. dimensionamento scolastico.

Voglio ricordare che il dimensionamento è frutto di una disposizione rinveniente nel programma del PNRR delineato dal governo giallo-rosa, poi recepito dal Governo Draghi, al quale l’attuale governo Meloni ha dovuto dare necessaria attuazione per non perdere la rata del finanziamento europeo. Non contesto neppure il risultato, invero assai singolare e sicuramente criticabile, dell’amministrazione comunale e dell’assessora Falcone, quanto il metodo seguito.

In sostanza, invece di convocare una conferenza con la partecipazione di tutti i dirigenti scolastici cittadini e dei rappresentanti delle famiglie, l’assessora comunale ha “sentito”, previa personale “selezione”, non si comprende assistita da quale ragioni, solo alcuni degli interessati, dando così luogo a plurime determinazioni, tra loro contraddittorie e afflitte da un elevato tasso di irragionevolezza, che hanno finito per aggravare il problema. Si tratta, allora, di una questione di metodo, che, nel caso di specie, ha finito per tradire il principio della trasparenza nelle scelte e della stessa competenza cognitiva delle diverse realtà scolastiche.

In una logica, che deve sempre restare prevalente, la dirigente Melania Santarcangelo aveva già offerto sulla stampa soluzioni tecniche, che avrebbero reso possibile una scelta più razionale, tendente, nel possibile, a salvaguardare il maggior numero delle autonomie scolastiche.

L’amministrazione comunale, con l’assordante silenzio del Sindaco (per il quale mi parrebbe evocare la favola del Re Travicello), ha premiato alcune realtà, pure sottodimensionate, addirittura presupponendo una ritenuta, ma inammissibile, distanza sociologica tra gli scolari del centro-città e quelli dell’istituto “Barra”, irragionevolmente accorpato alla distante “Matteo Mari” (due scuole ubicate in parti opposte della città).

Chiudo questa riflessione con un altro tema. Non vi pare che sia corretto che la nomina del Presidente della c.d. Commissione Trasparenza venga esclusivamente affidata alle minoranze? Abbiamo in questi anni assistito in diverse consiliature alla nomina con voti determinanti della maggioranza del Presidente di questa Commissione, che dovrebbe verificare proprio l’osservanza dei principi di trasparenza nell’azione amministrativa (dunque, proprio della maggioranza).

Ragioni logiche, se correttamente ispirate al principio del “controllo effettivo”, imporrebbero che il Presidente della Commissione Trasparenza, in modifica del regolamento vigente, debba essere eletto dalle sole minoranze, senza inquinamenti del loro consenso (diversamente, come è accaduto, è scelto “a piacimento” della stessa maggioranza).

Allora, il mio invito al Sindaco e alla Giunta è quello di seguire l’esempio che vi ho raccontato del Presidente Chiamparino, pur nella consapevolezza che l’assenza di una cultura civica e il singolare impianto sociologico di Salerno non è quello di Torino.

Giuseppe Fauceglia   

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